La Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora continua la campagna contro il pacchetto sicurezza che il Governo vuole far approvare. Nel comunicato stampa diramato la Federazione comunica che nel caso in cui venga approvato il pacchetto sicurezza provvederà a sollevare dubbi di costituzionalità sulle nuove leggi. Avvocato di strada collaborerà con la Federazione nel proseguimento della campagna.

Nel pacchetto sicurezza 2 norme che per l’associazione compromettono l’iscrizione all’anagrafe e sottopongono a schedatura soggetti già esclusi. Ora si chiede lo stralcio al Senato, altrimenti si farà ricorso sino alla Corte Costituzionale

ROMA – “Diritti costituzionali compromessi. Una minaccia pendente sulla condizione abitativa di milioni di cittadini. Una volontà di registrazione dalle dubbie finalità, oltre che prevedibilmente inefficace”. La Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora (Fiopsd) esprime “sconcerto e condanna per l’approvazione, da parte della Camera dei deputati, del disegno di legge sulla sicurezza, all”interno del quale sono contenute due norme che interessano la realtà delle persone senza dimora e gravemente emarginate”.

Questa l’analisi della Fiopsd: “L’articolo 42 prevede che l’iscrizione all’anagrafe di un cittadino sia subordinata all’accertamento, da parte dei comuni, dell’esistenza di determinati requisiti igienico-sanitari del luogo di abitazione. La norma rischia di mettere in crisi i sistemi di accertamento dei comuni italiani e di creare serie difficoltà ai titolari dei 2,1 milioni di abitazioni precarie esistenti nel nostro paese. Ma soprattutto vanificherà, di fatto, la possibilità che i comuni riconoscano la residenza anagrafica a decine di migliaia di persone senza dimora, che si troverebbero di conseguenza private della possibilità di godere di diritti fondamentali (accesso al sistema sanitario, ai servizi sociali, alle liste per una casa popolare, ecc…)”.

Continua l’associazione: “L’articolo 50 introduce invece un registro delle persone senza dimora, istituito presso il ministero dell’interno: l’iscrizione al registro, oltre a denotare un’inquietante volontà di controllo, comporterà una deprecabile condizione di stigma di cui saranno vittima persone già fragili e vulnerabili, e potrebbe avere implicazioni negative anche sulla loro fruizione di servizi e aiuti pubblici”.

Per evidenziare la sua totale avversità alle due norme, la Fiopsd ha listato a lutto, nella mattinata di oggi, il suo sito internet e ha chiesto di fare altrettanto ai 78 soci (tra organizzazioni non profit ed enti locali) aderenti alla federazione.

“L’invito è esteso a tutti coloro che vogliono aderire: l’iniziativa segnala la ‘morte dei diritti’ cui vengono condannate, in virtù di una discutibile volontà politica di rassicurazione dell’opinione pubblica, migliaia di persone che sono (come ha segnalato una recente campagna di Fiopsd e dei giornali di strada italiani) ‘residenti della repubblica’ a tutti gli effetti, non scarti umani da escludere ulteriormente e da schedare come ‘naturalmente criminali’”.

La mobilitazione contro il “pacchetto sicurezza” non si fermerà però ai simboli. Il direttivo di Fiopsd, riunito a Genova questa mattina, ha deciso di chiedere ad autorevoli costituzionalisti di supportare l’azione che, in tutta Italia, condurrà (insieme ad altri soggetti e ad associazioni di avvocati di strada) per presentare ricorsi contro l’eventuale esclusione di persone senza dimora dalle anagrafi comunali. I ricorsi potranno spingersi sino alla sede più elevata, cioè la Corte costituzionale. Fiopsd è infatti convinta della incostituzionalità della norma stabilita dall’articolo 42, come ha sostenuto nell’audizione svoltasi ad aprile di fronte alla commissione Giustizia e affari istituzionali della Camera. Molti deputati, di maggioranza e minoranza, hanno fatto propria questa preoccupazione, come dimostrano gli atti dell’audizione e dei lavori successivi.

“Ma purtroppo l’esito del voto, in aula, non ha rispecchiato quella convinzione diffusa”, chiosa la Fiopsd, che auspica ora che nelle sedi parlamentari prevalga la ragione e ribadisce l’invito, in vista dell’ulteriore esame del disegno di legge da parte del Senato, a stralciare dal testo gli articoli 42 e 50. Se ciò non avverrà, promette di dare battaglia, nelle opportune sedi giuridiche e istituzionali, “per difendere diritti fondamentali e costituzionali che nessuna convinzione politica e nessuna ragione di consenso può mettere a repentaglio”.

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