Lo Sportello di Bari aderisce alla “class action procedimentale per il CIE di Bari”, quale ulteriore, originale iniziativa per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni “disumane” in cui vivono le persone ivi trattenute, in dispregio agli standard minimi di vivibilità solennemente proclamati dalla nostra Carta Costituzionale, dal diritto comunitario, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. E per inchiodare le Pubbliche Istituzioni, ai vari livelli, alle proprie responsabilità.

Con lo stesso spirito, lo Sportello di Bari, ha lanciato e animato il “gruppo” di Facebook: Bari non può tollerare la vergogna del CIE.

Si tratta di dare continuità all’azione di denuncia, di mobilitazione delle coscienze, di sollecitazione delle pubbliche amministrazioni – Comune di Bari e Regione Puglia innanzitutto – perché sul nostro territorio non ci siano “zone franche” in cui possano essere consumati arbitri sulle persone. E questo al di là delle concrete possibilità di rendere giurisdizionabili i principi e le normative richiamate.

Auspichiamo pertanto che tutte le associazioni impegnate sul terreno della tutela dei diritti umani trovino modo di cooordinarsi e fissare un piano di azione, con tempi e obiettivi definiti, per evitare che la sacrosanta indignazione per casi come quelli Avni Er finisca nella rassegnata constatazione che tutto resti come prima.

Annamaria Cataldi
Referente dello Sportello di Bari