Il nuovo piano sanitario nazionale 2006-2008, il più importante documento programmatico sulla sanità, in una parte tratta esplicitamente delle problematiche dei senza fissa dimora, mettendo in evidenza la varietà delle relazioni tra salute e vita di strada.

La notizia di questo riferimento è stata molto apprezzata dal Coordinamento Nazionale di Avvocato di Strada, che da anni si batte per l’affermazione dei diritti fondamentali delle persone senza fissa dimora.

Speriamo che questo riferimento nel nuovo piano sanitario nazionale possa essere il segno di una nuova sensibilità verso le offese della povertà.

Alcuni stralci dal Piano Sanitario nazionale 2006-2008, par. 5.7
Gli interventi in materia di salute degli immigrati e delle fasce sociali marginali

(…) La varietà e multidimensionalità delle relazioni fra povertà e stato di salute è messa bene in evidenza dal caso estremo delle persone senza fissa dimora. Esso rivela l’ampiezza crescente del rischio di grave emarginazione sociale presente nelle nostre città, che spesso è in diretto collegamento con la presenza di flussi migratori. La condizione di senza fissa dimora nella letteratura internazionale si associa spesso a:

• un’alta esposizione a fattori di rischio nocivi per la salute;

• un’alta esposizione a traumi, incidenti e violenze;

• un’alta prevalenza di malattie;

• un insufficiente accesso all’assistenza sanitaria;

• un’alta mortalità.

Le variabili socioeconomiche (istruzione, occupazione, reddito) sembrano molto importanti nel determinismo della condizione di SFD: sono i soggetti più deprivati ad incontrare più spesso questo destino.

Lo stato di severa deprivazione materiale (dimora, esposizione agli agenti atmosferici, nutrizione) si somma alla scarsità della rete relazionale (la ricchezza e il supporto dei rapporti familiari e sociali) e ai comportamenti nocivi per la salute (alcool, fumo e droghe) comportando un alto rischio di malattia e di morte prematura, che rendono urgente il potenziamento dell’attività di inclusione sia attraverso le strutture di accoglienza (dormitori, mense) che degli interventi di supporto e di riabilitazione psico-sociale.

Tali interventi di contrasto della povertà estrema vanno promossi soprattutto tenendo nei confronti delle persone che sono divenute senza fissa dimora da poco tempo, ovvero vivono in una condizione non ancora cronicizzata poiché l’intervento di inclusione si rivela più efficace. (…)