Il Presidente dell’Associazione Avvocato di strada Onlus Antonio Mumolo è stato intervistato da Repubblica Sera per il suo impegno in favore delle persone senza dimora

PERSONAGGI – UN ALTRO MONDO
L’avvocato dei senza dimora “Così cambio vita agli ultimi”
Antonio Mumolo ha fondato un’associazione che offre tutela legale a coloro che non hanno alcun diritto perché non hanno una residenza.

Insieme a lui, lavorano 700 colleghi in 29 città
di ANTONELLA BARINA

UN ALTRO MONDO Antonio Mumolo è uno dei tanti italiani che appartengono a “un altro mondo”, con una diversa gerarchia di valori: al denaro, al potere, al successo contrappongono il desiderio di una società più giusta e investono tempo e sudore sulla solidarietà e il bene comune. RepubblicaSera vi racconterà le storie di alcuni di loro.

Siamo il più grande studio legale d’Italia”, dice soddisfatto Antonio Mumolo. Che però aggiunge: “E anche quello che fattura di meno”. Perché lui e altri settecento avvocati ricevono i loro clienti in locali disseminati in 29 città, da Bolzano a Bari; e se quei clienti sono così giù di corda e rassegnati da non chiedere nemmeno aiuto, loro li raggiungono ovunque, nelle mense e nei dormitori pubblici, nei centri di accoglienza e sotto i ponti. Gratuitamente, per puro volontariato.

Antonio Mumolo, brindisino trapiantato a Bologna, è fondatore e presidente di Avvocato di strada, un’associazione di stimati professionisti che offre tutela legale alle persone senza fissa dimora. Solo l’anno scorso la onlus (la prima del genere mai fondata in Italia, nel 2000) ha condotto 2260 cause: “Chi vive in strada accumula problemi legali: basta qualche multa non pagata per raggiungere un debito di migliaia di euro.

E non può accedere al gratuito patrocinio: essere cioè difeso da un avvocato d’ufficio “, spiega l’avvocato. “Perché chi è senza dimora, quindi senza
residenza anagrafica, è come se non esistesse: non può lavorare, votare, ricevere la pensione, ottenere una casa popolare, farsi curare dal sistema sanitario nazionale, se non al pronto soccorso…”.

Fra i successi di Mumolo e compagni, essere riusciti a fare ottenere la residenza anche a chi passa le notti al dormitorio pubblico o addirittura sotto i portici. Mumolo è uno dei tanti italiani – non si direbbe, ma sono tanti – che appartengono a un altro mondo. Quello con una diversa, inconsueta gerarchia di valori: il mondo che al denaro, al potere, al successo contrappone il desiderio di una società più giusta.

E sulla solidarietà e il bene comune investe tempo e sudore. Scelta impegnativa: sempre lì a sfidare l’impossibile. Eppure Mumolo, 49 anni, solarità del Sud e cordialità bolognese, di tempo non ne ha da sprecare: è giuslavorista in uno studio privato, consigliere regionale del Pd, membro dell’Assemblea nazionale del partito e della segreteria di Bologna, legale della Federconsumatori nazionale e di quella bolognese…

La voglia di cambiare il mondo risale alla sua giovinezza. E forse anche a quel papà medico che tutt’oggi, a 84 anni, fa volontariato. È la fine degli anni ’70 quando Antonio e i suoi compagni creano il primo centro sociale a Brindisi: musica e politica di rottura. Un’avventura interrotta dalla corvée del servizio militare nel corpo degli Assaltatori: (“Un battaglione durissimo, punitivo, dove – guarda caso – erano stati catapultati soprattutto militanti di sinistra”).

E da nuove ribellioni: iscritto all’università di Bologna, fa parte della Pantera, ondata studentesca che tra l’89 e il ’90 lambisce quasi tutti gli atenei italiani. Partecipa a manifestazioni antimilitariste, come il blocco dell’aeroporto militare dell’Isola Capo Rizzuto, in Calabria. Con la laurea, il primo volontariato: in un piccolo ufficio di Bologna, Mumolo offre assistenza giuridica gratuita a chi non se la può permettere.

Tiene un corso di diritto al lavoro per ragazzi sfruttati, dal percorso di vita difficile. Ed è solo con il crollo del Muro che si iscrive a un grande partito, entrando nella sezione Bolognina del Pds (quella in cui Occhetto tiene il famoso discorso della svolta). In sei mesi è segretario e soffia vento di novità sulla polvere dell’ex Pci: tra l’altro, apre la sezione al volontariato, offrendo la sede alle associazioni in cerca di spazi gratuiti per le loro attività.

Nel frattempo (siamo nel ’93) Antonio collabora al giornale scritto da detenuti ed ex detenuti del carcere di Bologna. Che dopo un po’ viene chiuso. “Ma gli esterni, ex detenuti finiti a vivere in strada, decidono di fondare Piazza Grande, il primo periodico italiano scritto e distribuito dagli homeless “, racconta Mumolo.

“E, subito dopo, l’Associazione Amici di piazza Grande, basata sull’autoaiuto: l’idea di mettere insieme le proprie capacità per risolvere da soli i problemi. Abbiamo aperto una compagnia teatrale, una sartoria che fa piccole riparazioni, un negozio e un’Ape attrezzata che riparano biciclette… E abbiamo scoperto che molti guai dei senza tetto si risolvono solo per vie legali. Così è nata Avvocato di strada. Quando, nel 2000, abbiamo presentato il progetto alla stampa eravamo solo in due, una penalista ed io. Ma già la sera si erano fatte avanti due segretarie in pensione”.

Mumolo ha vinto il Premio nazionale del volontariato e ottenuto un riconoscimento dal presidente Napolitano. “Un successo legale può capovolgere la vita di chi vive in strada: trasformare una persona invisibile, da calpestare e deridere, in un cittadino con diritti e dignità. Da giovane volevo cambiare il mondo all’istante. Ora so che lo si corregge a piccoli passi”.

Fonte: Repubblica Sera

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