Luglio 2016: fa abbastanza caldo, aspetto il treno e guardo il muro.
Il mese scorso, infatti, hanno chiuso l’ingresso della sala d’aspetto della stazione del mio paese, Loano, provincia di Savona, con cemento e mattoni “per evitare che le persone senza dimora trasformassero la stazione ferroviaria in un dormitorio”.

Ciò che mi ha stupito di più, però, è stata la strumentalizzazione che alcune parti politiche hanno fatto della vicenda, affermando che il vero problema sta tutto nel non aver mai previsto più controllo da parte delle forze dell’ordine.

Davvero pensano che il problema delle persone che vivono in strada sia risolvibile in questo modo? Me lo chiedo con grande stupore e mi do una risposta: finché continueremo a fare la lotta contro i poveri e non contro la povertà, non andremo molto lontani in termini di evoluzione della specie. Ripeto, poi, a me stessa questo concetto con cadenze periodiche.

Vabbé, prendo il treno e arrivo a San Benedetto al Porto, la Comunità fondata da Don Andrea Gallo che ospita anche la sede di Avvocato di strada Genova. Trovo i ragazzi ospiti della Comunità sulla porta: sono pronti per iniziare le attività.

Alcuni operatori forse si sono sciolti per il caldo, altri mi pare che resistano bene. A noi di Avvocato di strada hanno dato la stanza migliore, quella dove non picchia il sole, così possiamo affrontare al meglio gli ultimi sportelli prima della pausa estiva.

Dal nostro sportello in questi mesi passati poeti e poetesse, apolidi, potenziali controfigure di Gandalf, filosofi, acrobati, marinai, motociclisti, imprenditori. Vengono a chiedere consulenze e assistenza persone che – prima della strada – hanno avuto una vita fatta di affetti, lavoro, passioni…quindi, non riesco a non chiedermi cosa sia successo, come mai abbiano perso tutto. Insomma, non puoi non aver paura.

Mi colpisce la loro timidezza, la vergogna, a volte la rabbia. Le situazioni che cerchiamo di prendere in carico e affrontare sono le più varie e chi passa in via Buozzi, difficilmente se ne va senza aver ottenuto un’indicazione e/o una risposta.

Spesso, però, le domande che ci rivolgono restano nei pensieri e nelle azioni per periodi piuttosto lunghi, che vanno ben oltre la durata di una fase stragiudiziale, procedimentale o processuale.
Una per tutte? Beh, una domanda che mi ha colpito molto riguarda la questione del patrocinio a spese dello Stato: come mai – chiede l’acrobata che al momento vive con sua mamma – se voglio divorziare da mia moglie vanno a guardare anche i redditi dei miei genitori? Sono io che voglio divorziare, mica loro! Non c’è prevenzione, dice. Sono già finito in strada una volta e a quel punto ho avuto assistenza, ci comunica.

Di fronte a domande come queste, è un po’ difficile fornire argomentazioni che siano di una razionalità sconvolgente. Ciò che i volontari tentano di creare, però, sono le condizioni affinché i nostri assistiti si sentano tutelati adeguatamente: capita, infatti, che arrivino da noi dopo aver fatto lunghi giri, dopo aver contattato vari legali, dopo aver bussato a varie porte.
Per lo più, si tratta di persone che hanno problematiche così complesse che, in effetti, potrebbero indurre molti colleghi a deporre le armi già prima della sfida perché, come scrisse Calamandrei, per invocar l’uguaglianza della legge a difesa del povero, è indispensabile l’aiuto di quella ricchezza che costui non ha. E senza un fondo spese adeguato, quando non si può accedere al patrocinio a spese dello Stato, chi si muove? L’Avvocato di strada.

Veronica

Volontaria Servizio Civile Nazionale - Avvocato di strada