“Un deficit di diritto alle cure è un deficit di democrazia”
Umberto Veronesi

Le cure non solo sanitarie, molto più spesso abbiamo bisogno di cure per l’anima. All’inizio del mio servizio civile ero in difficoltà nel dire alle persone che non c’era soluzione per la loro situazione, non sapevo come salutarle, un augurio sarebbe stato ipocrita quanto un arrivederci.

Un giorno arriva in sportello un signore che voleva regolarizzare la sua posizione sul territorio italiano.

Aveva trovato un lavoro, un datore di lavoro disposto ad assumerlo con regolare contratto. Servivano però i documenti e il permesso di soggiorno. I primi erano scaduti, per il secondo sarebbe dovuto tornare nel suo Paese e cominciare un iter, quello del decreto flussi, che non lui non poteva sostenere: troppo oneroso, troppo lungo e troppo incerto.

Dopo averci raccontato la scelta di venire in Italia, le prime difficoltà con la lingua e la cultura, la sofferenza della solitudine e ora la rabbia per l’immobilismo in cui è costretto da leggi fatte per un mondo che non rispecchia la nostra realtà, toccava a noi dire qualcosa. Non avevamo soluzioni, non ci sono.

Gli abbiamo spiegato tutte le vie che si sarebbero potute intraprendere per ottenere un permesso, esaminando tutti i requisiti ed evidenziando la carenza di alcuni di questi.

Al termine della nostra spiegazione, eravamo pronti alle lamentele e invece lui sorrise:

“Oggi mi sono sentito un Uomo, oggi mi avete riconosciuto la dignità che non sentivo da tempo, grazie per il tempo che mi avete dedicato, per me è stato prezioso”

Martina Ferrari

Volontaria Servizio Civile Nazionale Avvocato di strada Onlus