INTRODUZIONE
L’8 e il 9 giugno 2024 si svolgeranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo e della Commissione Europea e per milioni di cittadini europei sarà la prima chiamata alle urne dopo la pandemia da Covid-19; tali elezioni sono considerate come una pietra miliare nel percorso evolutivo del continente in quanto offrono un’opportunità per modellare il destino europeo.
In occasione di tale importante appuntamento elettorale si ripropone il problema dell’esercizio del diritto di voto delle persone con disabilità.
Allo stato attuale, infatti, solo otto Paesi europei riconoscono il diritto di candidarsi e di votare alle persone con disabilità senza limitazioni (Austria, Croazia, Danimarca, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Svezia).
E ancora, Grecia e Malta non consentono alle persone con disabilità di scegliere liberamente una persona che le aiuti a esprimere il proprio voto.
Infine, considerato che i ventisette Paesi membri utilizzano sistemi elettorali diversi, di fatto si moltiplicano le barriere che impediscono a numerose persone con disabilità di esercitare i propri diritti democratici.
INIZIATIVE DELL’UNIONE EUROPEA A GARANZIA DEL DIRITTO DI VOTO DELLE PERSONE CON DISABILITA’
Il parere 2020 dal CESE
Nell’ambito della lunga battaglia sul diritto al voto dei disabili, fra le iniziative delle istituzioni europee va ricordato il parere dal titolo “La necessità di garantire l’effettivo diritto di voto per le persone con disabilità nelle elezioni del Parlamento europeo” adottato alla fine del 2020 dal CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), organo consultivo della Commissione Europea, il cui relatore, Krzysztof Pater, si era rivolto al Parlamento Europeo, al Consiglio dell’Unione e a tutti gli Stati Membri, chiedendo la modifica urgente dell’Atto Elettorale Europeo del 20 settembre 1976, tramite l’inserimento di «una dichiarazione per cui nessun cittadino dell’Unione Europea possa essere privato del diritto di voto alle elezioni del Parlamento Europeo a causa di una disabilità o di uno stato di salute sulla base di norme nazionali». (vedi
La Risoluzione 2022 sul diritto di voto delle persone con disabilità
Il 29 marzo 2022 la Commissione per gli Affari Costituzionali del Parlamento Europeo (AFCO) ha adottato la Risoluzione sul diritto di voto delle persone con disabilità, approvata il 3 maggio 2022 anche dall’Assemblea Plenaria del Parlamento Europeo (323 voti favorevoli, 262 contrari e 48 astenuti); la risoluzione comprendeva anche la proposta di una nuova Legge Elettorale dell’Unione Europea.
Per comprendere l’importanza della Risoluzione, si riportano i seguenti articoli più significativi:
- l’art. 4 recita «Ogni cittadino dell’Unione a partire dai 16 anni di età, comprese le persone con disabilità, indipendentemente dalla loro capacità giuridica, ha diritto di voto alle elezioni del Parlamento Europeo»;
- l’art. 6 obbliga gli Stati Membri dell’Unione Europea «a garantire che le persone che vivono in contesti residenziali chiusi possano esercitare il loro diritto di voto».
- L’art. 7 si occupa di varie prescrizioni relative all’accessibilità del voto, ovvero:
- il comma 1 ha previsto che «Gli Stati Membri garantiscono che tutti i cittadini, comprese le persone con disabilità, abbiano eguale accesso ai materiali pertinenti, alle strutture elettorali e ai seggi elettorali».
- il comma 2 ha stabilito che «Sulla base dei loro sistemi di voto nazionali, gli Stati Membri mettono in atto disposizioni adeguate allo scopo di facilitare l’esercizio del diritto di voto da parte delle persone con disabilità in modo indipendente e segreto».
- il comma 3 ha previsto che «gli Stati Membri provvedono affinché le persone con disabilità ricevano, su loro richiesta, assistenza al voto da una persona di loro scelta».
Secondo il Presidente del Forum Europeo sulla Disabilità (EDF), Yannis Vardakastanis, con questa Risoluzione il Parlamento Europeo ha dimostrato il proprio impegno per una democrazia europea più forte e inclusiva accogliendo molte proposte dell’EDF sul diritto al voto dei disabili; tuttavia, l’EDF ha evidenziato il “tallone d’Achille” della Risoluzione riguardante il diritto alla candidatura, che non viene esplicitamente garantito indipendentemente dallo status di capacità giuridica. «Purtroppo questo fatto – secondo l’EDF – continuerà a impedire alle persone con disabilità intellettive e psicosociali di candidarsi alle elezioni nella maggior parte dei paesi dell’Unione».
Allo stato attuale, la Risoluzione non è stata ancora approvata dal Consiglio dell’Unione Europea e, quindi, non è ancora entrata in vigore negli Stati membri.
Il Manifesto del Forum europeo della disabilità (EDF) 2023
Il 23 maggio 2023 si è svolto a Bruxelles il 5° Parlamento Europeo delle persone con disabilità che ha raccolto in plenaria oltre 600 delegati delle persone con disabilità provenienti da tutta l’UE, per discutere il ruolo dell’Unione Europea nella promozione dei diritti dei disabili in vista delle elezioni europee dell’8 e il 9 giugno 2024: il diritto di voto ancora negato a molti cittadini con disabilità, la candidatura di persone con disabilità all’interno delle istituzioni europee, l’adozione di misure di accessibilità per garantire un voto libero, privato e informato.
L’evento è stato caratterizzato dall’adozione del Manifesto dell’EDF che, tra l’altro, ha delineato per la prossima legislatura, le richieste e le azioni essenziali atte a garantire pienamente i diritti delle persone con disabilità.
Nel 2023 il presidente del dell’EDF, Yannis Vardakastanis, in occasione della presentazione del rapporto sui diritti umani a Věra Jourová, vicepresidente della Commissione Europea, ha evidenziato che «… un vero processo democratico deve coinvolgere tutte le persone con disabilità che hanno il diritto di avere voce in capitolo in tutte le decisioni che le riguardano, come qualsiasi altra persona».
Nello specifico, Yannis Vardakastanis ha fatto una serie di richieste a Věra Jourová, fra le più importanti:
- che l’Unione Europea faccia pressione sugli Stati Membri per garantire il diritto di voto e di eleggibilitàindipendentemente dalla capacità giuridica delle persone;
- che le persone con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative, vengano consultate e coinvolte nei processi relativi alle elezioni europee;
- che l’accessibilità, la libera scelta dell’assistenza e un accomodamento ragionevole vengano incorporati in tutti i procedimenti, le strutture e i materiali elettorali.
«Dobbiamo far sì – sono state le parole di Jourová – che le persone con disabilità possano esprimere il proprio voto in modo efficace. La Commissione Europea è pronta ad aiutare gli Stati Membri a creare le condizioni per l’esercizio libero ed equo dei diritti elettorali delle persone con disabilità e a rivedere gli eventuali ostacoli giuridici rimanenti, relativi alla loro partecipazione in linea con le norme internazionali di riferimento».
La guida sulle buone pratiche elettorali 2024
Il 1 gennaio 2024 la Commissione Europea ha diffuso una guida sulle buone pratiche elettorali negli Stati membri, volta a garantire la partecipazione al processo elettorale anche dei cittadini con disabilità.
La guida contiene consigli utili e buone pratiche, applicabili sia alle elezioni europee che nazionali, regionali e locali. È stata redatta in collaborazione con gli Stati membri nel quadro della rete europea di cooperazione elettorale, con il contributo dell’EDF e di altre organizzazioni dedicate alle persone con disabilità in vista delle elezioni 2024.
Il documento ha offerto preziosi consigli per assicurare che le persone con disabilità abbiano accesso alle informazioni sulle elezioni, ai seggi e ai materiali di voto. Inoltre, fornisce raccomandazioni essenziali per garantire che le persone con disabilità possano votare in modo autonomo e segreto, e che i candidati disabili possano godere delle stesse opportunità di campagna elettorale degli altri candidati.
La guida fa parte delle iniziative della Commissione Europea realizzate nel quadro della sua Strategia per i Diritti delle Persone con Disabilità 2021-2030, nota anche come Strategia post-2020 (in realtà la road map per il nuovo decennio non si chiamerà più “Strategia”, ma diventerà l’Agenda Europea sui Diritti delle Persone con Disabilità 2020-2030, European Disability Rights, approvata dal Parlamento Europeo il 18 giugno 2020 con la risoluzione (2019/2975(RSP)) con l’obiettivo di garantire alle persone con disabilità la piena partecipazione e inclusione e per contrastare la discriminazione di genere contro donne e ragazze con disabilità all’interno dell’Unione Europea, indipendentemente da sesso, razza o origine etnica, religione o convinzioni personali, età od orientamento sessuale.
La Strategia post-2020 è stata approvata anche dalla Commissione Europea il 3 marzo 2021 ed è stata presentata in una conferenza stampa dalla Commissaria europea per l’uguaglianza Helena Dalli.
LEGISLAZIONE ITALIANA SUL DIRITTO DI VOTO DELLE PERSONE CON DISABILITA’
L’Italia è stata fra i primi Paesi Membri ad occuparsi del diritto di voto delle persone con disabilità mediante l’emanazione di importanti leggi:
- La legge n. 15 del 15 gennaio 1991 – Norme intese a favorire la votazione degli elettori non deambulanti – ha previsto una serie di facilitazioni per l’esercizio del diritto di voto degli elettori con disabilità. Ad esempio, gli elettori non deambulanti, se iscritti presso un seggio elettorale non accessibile, possono esercitare il diritto di voto in un’altra sezione del Comune che sia allocata in una sede esente da barriere architettoniche e che abbia adeguate caratteristiche di accessibilità.
- L’art. 29 della legge n. 104 del 5 febbraio 1992, ha previsto che, in occasione di consultazioni elettorali, i comuni organizzano i servizi di trasporto pubblico in modo da facilitare agli elettori handicappati il raggiungimento del seggio elettorale; inoltre, un accompagnatore di fiducia iscritto nelle liste elettorali segue in cabina i cittadini handicappati impossibilitati ad esercitare autonomamente il diritto di voto.
- Infine, specificamente per i non vedenti, la legge n. 17 del 5 febbraio 2003 ha stabilito che l’elettore può recarsi alle urne per votare avvalendosi dell’assistenza di un qualsiasi cittadino iscritto alle liste elettorali. In base a tale normativa il non vedente può ottenere l’annotazione permanente sulla sua tessera elettorale del diritto al voto assistito; a tal fine l’elettore affetto da grave infermità deve recarsi al Comune di iscrizione elettorale, esibendo il verbale di cecità della commissione sanitaria oppure il libretto nominativo di pensione rilasciato dall’INPS che in precedenza, veniva rilasciato dal Ministero dell’Interno.
CONCLUSIONE
Al fine di garantire l’esercizio del diritto di voto dei disabili, negli ultimi anni alcuni Stati Membri hanno adottato provvedimenti riguardanti gli aspetti tecnici della votazione: le misure delle cabine di voto, il posizionamento delle urne, il template (formato) delle schede elettorali (ad esempio in braille), la previsione di metodi alternativi per il voto (ad esempio, il voto per corrispondenza, la possibilità di votare anticipatamente, la possibilità di votare online).
Tuttavia, secondo l’EDF queste misure non sono ancora sufficienti per ritenere risolto il problema di fondo, cioè la difficoltà per i disabili di vedersi riconosciuti pari diritti politici in una società che possa essere definita realmente inclusiva.
Infatti, sono ancora significative le barriere che tutt’oggi impediscono alle persone con disabilità di godere dei loro pieni diritti elettorali : ostacoli educativi, mancanza di adeguati materiali informativi, siti web non accessibili, risorse finanziarie inadeguate, pregiudizi sociali, infrastrutture architettoniche dei seggi e delle postazioni elettorali inaccessibili, mancanza di specifici ausili e procedure per facilitare la partecipazione elettorale delle persone con disabilità e, infine, scarsa formazione degli operatori di seggio.
È auspicabile che in occasione dell’appuntamento elettorale europeo dell’8 e 9 giugno non debba verificarsi quanto accaduto in occasione delle elezioni europee del 2019 quando diverse centinaia di migliaia di persone con disabilità non hanno potuto votare per varie ragioni (problemi legati all’accessibilità, restrizioni nella scelta dell’assistenza per votare, mancanza di misure specifiche per garantire la possibilità di votare in modo indipendente e in segreto).
Sono stati compiuti importanti passi avanti anche sul fronte della eleggibilità come testimonia la presenza nel Parlamento europeo di diversi eurodeputati con disabilità molto attivi; però i partiti devono comprendere che le persone con disabilità hanno bisogno di supporto per poter concorrere e, se eletti, compiere il proprio mandato in maniera paritaria con gli altri.
Il faro da seguire è la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006 (ratificata in Italia nel 2009 con la legge 3 marzo 2009 n° 18) che dedica l’art. 29 alla ‘Partecipazione alla vita politica e pubblica’ che di seguito viene riportato testualmente:
«Gli Stati Parti garantiscono alle persone con disabilità il godimento dei diritti politici e la possibilità di esercitarli su base di uguaglianza con gli altri, e si impegnano a:
(a) garantire che le persone con disabilità possano effettivamente e pienamente partecipare alla vita politica e pubblica su base di uguaglianza con gli altri, direttamente o attraverso rappresentanti liberamente scelti, compreso il diritto e la possibilità per le persone con disabilità di votare ed essere elette, tra l’altro:
(i) assicurando che le procedure, le strutture ed i materiali elettorali siano appropriati, accessibili e di facile comprensione e utilizzo;
(ii) proteggendo il diritto delle persone con disabilità a votare tramite scrutinio segreto, senza intimidazioni, in elezioni ed in referendum popolari, e a candidarsi alle elezioni, ad esercitare effettivamente i mandati elettivi e svolgere tutte le funzioni pubbliche a tutti i livelli di governo, agevolando, ove appropriato, il ricorso a tecnologie nuove e di supporto;
(iii) garantendo la libera espressione della volontà delle persone con disabilità come elettori e a questo scopo, ove necessario, su loro richiesta, autorizzandole a farsi assistere da una persona di loro scelta per votare.
(b) promuovere attivamente un ambiente in cui le persone con disabilità possano effettivamente e pienamente partecipare alla conduzione degli affari pubblici, senza discriminazione e su base di uguaglianza con gli altri, e incoraggiare la loro partecipazione alla vita pubblica, in particolare attraverso:
(i) la partecipazione ad associazioni e organizzazioni non governative impegnate nella vita pubblica e politica del paese e alle attività e all’amministrazione dei partiti politici;
(ii) la costituzione di organizzazioni di persone con disabilità e l’adesione alle stesse al fine di rappresentarle a livello internazionale, nazionale, regionale e locale».
Dott. Bruno Andrea Mamone
Volontario Avvocato di strada Bologna