Z. è un signore sui 60 anni, “jugoslavo” (così si definisce tuttora). È fuggito dal suo Paese all’inizio della guerra rifugiandosi dapprima in Slovenia per poi giungere in Italia alla fine degli anni ‘90. Ha iniziato a lavorare nel basso Piemonte grazie ad un permesso di soggiorno per motivi di lavoro che, non potendo più essere rinnovato, l’ha portato a vivere per strada a La Spezia. In città la gente ha iniziato a conoscerlo e supportarlo grazie ad una sua attività molto particolare: la produzione di piccole biciclette artigianali in filo metallico. Con la vendita di questi piccoli oggetti è riuscito a mantenersi per diverso tempo, trovando di volta in volta sistemazioni di fortuna a casa di amici, nei dormitori, in stazione o per strada.

Circa due anni fa, Z. si è rivolto ad Avvocato di strada accompagnato da un amico dentista che lo conosceva e supportava da tempo e che desiderava aiutarlo a riottenere i documenti.

“Come avvocato, spiega Federico, volontario di Avvocato di strada La Spezia, insieme agli altri volontari dell’Associazione, ho cercato di ricostruire la sua storia, identificando in una piccola provincia del Kosovo la sua città di provenienza; l’anagrafe cartacea locale tuttavia era andata completamente distrutta durante il conflitto, per cui abbiamo scelto di procedere inoltrando una richiesta al Tribunale di Genova per il riconoscimento dello status di apolidia”.

“Grazie al supporto di diverse persone del territorio che lo conoscevano siamo riusciti a ricostruire la sua storia, che abbiamo poi scritto sulla dichiarazione da fornire al Giudice. Oggi Z. possiede un permesso di soggiorno da apolide che gli consente di pagare una stanza in affitto e di possedere un contratto di lavoro come carpentiere, senza tuttavia aver abbandonato l’attività che più lo appassiona, conclude Federico, le mini-biciclette”!

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