Sono un po’ di giorni che penso a cosa scrivere in questa ultima testimonianza di servizio civile, ed è difficile e strano: difficile ridurre questi mesi in poche righe e strano pensare che dalla prossima settimana quella che è diventata la mia routine cambierà drasticamente!

Ho pensato di raccontare un episodio, di fare una lista di cosa ho imparato (col rischio di dimenticarmi qualcosa), una lista di ringraziamenti (col rischio di dimenticarmi qualcuno, ancora peggio!), poi ho pensato che in ogni caso nulla avrebbe rispecchiato cosa è stata la MIA esperienza.

Perché la cosa fondamentale che reputo di aver imparato o per certi riscoperto in questo anno è l’attenzione alla persona singola, alla sua storia e esperienza. Perché i diritti sono di tutti, o meglio dovrebbero esserlo, ma quando sono negati questo influenza qualcuno, ed è proprio su di loro, su queste persone spesso invisibili che qui ad Avvocato di strada ci si concentra.

Questo servizio civile è stato come un lungo viaggio. Sono partita con uno zaino in cui ho messo quello che avevo da condividere e in cui ho lasciato tanto spazio per riempirlo.

All’inizio pensavo di avere un bagaglio leggero (buffo, quando esco di casa al mattino sembro sempre in partenza per una gita): qualche esperienza di mediazione, conoscenza di alcuni servizi, qualche conoscenza di progettazione europea e tanta voglia di imparare e mettermi in gioco. Non mi sembrava granché..poi ho capito che nelle tasche c’erano altre risorse, messe da parte, dimenticate, un po’ impolverate..le ho tirate fuori una ad una e spolverate, grazie all’incontro con i miei compagni di viaggio: colleghi, responsabili, utenti e quanti mi è capitato di incontrare in questo anno e con cui ho condiviso qualche passo o tutta la strada.

Ognuno di loro ha messo qualcosa nel mio zaino – insegnamenti, esperienza, ascolto, fiducia, una storia, un libro, una speranza ma anche rabbia, urla, lacrime, rassegnazione e poi risate, progetti, impegno, incontro, partenze e arrivi… – il mio zaino è ora pesante, ricco di volti, parole, documenti… ed è difficile chiuderlo!

Anni di viaggi e di campi estivi mi hanno insegnato che lo zaino del ritorno è sempre più difficile da fare rispetto all’andata…ho provato a disfarlo e rifarlo varie volte senza successo e ora ho deciso: come mi hanno detto i primi giorni qui a San Benedetto “tu suona a qualsiasi ora che qualcuno ti apre” e, visto all’addio preferisco sempre l’arrivederci, lascio qui questo zaino. Lo metto da parte per qualche settimana, ci rifletto su, e poi torno ad aprirlo: alcune cose magari le infilo in un armadio, altre le metto in bella vista, alcune le porto a casa, altre le tengo in tasca e vediamo come va!

Martina

Volontaria Servizio Civile Nazionale - Avvocato di strada Onlus

Share This