Via Mariano Tuccella è una via di Bologna ma nessuno saprebbe dirti dov’è. È la via istituita dal Comune per consentire alle persone che vivono in strada di ottenere la residenza anagrafica, di potersi curare, avere documenti di identità, lavorare, ricevere una pensione.
Chi vive in strada in poco tempo finisce per perdere la residenza, perché esce dallo stato di famiglia o perché viene cancellato dalle liste compilate dall’anagrafe che vengono aggiornate costantemente.
Come forse non tutti sanno, perdere la residenza anagrafica in Italia equivale a non esistere. Sono moltissimi, infatti, i diritti legati alla residenza che si perdono con essa. Chi non ha la residenza non può votare, non può aprire una partita IVA, non può lavorare, non può avere una casa popolare, non ha diritto ad avere accesso al sistema sanitario nazionale, se non per le cure di pronto soccorso.
La residenza anagrafica in Italia è talmente importante da essere garantita a chiunque dalla nostra Costituzione. Il problema è che chi dovrebbe far rispettare questo diritto, e cioè il Comune, spesso preferisce non dare la residenza ad un senza tetto. Questo forse perché dare la residenza significa dover accordare tutta una serie di diritti: il diritto alla casa, al lavoro, agli assegni familiari etc.
A volte, invece, il problema può essere di tipo tecnico, ovvero non si sa dove dare la residenza ad una persona che non ha una casa. Per questo l’ISTAT, Istituto Italiano di Statistica, raccomanda da anni a tutti i comuni italiani di dotarsi di una via fittizia, inesistente, che serve proprio quando una persona senza dimora non ha un altro luogo fisico dove farsi assegnare la residenza anagrafica.
In molte città italiane le vie fittizie istituite a questo scopo hanno preso i nomi più diversi: via dell’accoglienza, via dell’ospitalità, via 17 ottobre, via Modesta Valenti. Ognuno di questi nomi ha una storia dietro.
La notte del 30 settembre 2007 un nostro assistito, Mariano Tuccella, venne aggredito mentre dormiva in strada nel centro della città. Picchiato selvaggiamente da tre ragazzi, due dei quali minorenni, che volevano portargli via 5 euro, è morto dopo alcuni mesi di coma senza mai riprendere conoscenza. Dalla data della sua morte, su nostra proposta e grazie alla disponibilità del comune di Bologna, la via fittizia di Bologna è intitolata a lui. In questo modo abbiamo voluto rendere omaggio al suo ricordo e abbiamo voluto lanciare un messaggio. Ancora oggi ci sembra molto bello che le persone che vivono in strada possano prendere la residenza, e così rientrare in possesso dei propri diritti, grazie al nome di un loro vecchio compagno sfortunato.