Il rapinatore gentiluomo e la sedia intrecciata
Sandro è un elegante e garbato signore di mezza età, senza dimora. Si è presentato un bel giorno al nostro sportello di Verona, arrivando in sella alla sua bicicletta. Da subito ha trasmesso a noi volontari una grande simpatia ed una sensazione di familiarità. Pareva quasi un parente saggio a cui rivolgersi per un consiglio in tempi turbolenti. Ha iniziato subito a raccontarsi togliendo ogni dubbio circa la sua esperienza di vita completamente fuori dell’ordinario. Da giovane aveva subito dolorosi lutti che avevano condizionato le sue avventate scelte future. Era appena uscito dal carcere, dove aveva trascorso la metà della sua vita. Eppure, l’esperienza non sembrava averlo abbruttito, manteneva una certa delicatezza nei modi ed era dotato di rara sensibilità ed acume. Il suo volto raccontava un po’ di più del suo parlare.
Quando ci ha raccontato il suo reato ci ha molto sorpresi: rapina a mano armata. Aveva tenuto a precisare il fatto che nelle sue azioni criminose seguiva scrupolosamente un suo rigido codice d’onore, scegliendo il momento ed il luogo del reato solo dopo essersi sincerato dell’assenza di donne, bambini ed anziani.
Una volta entrando in un negozio di alimentari per una rapina, aveva visto il commesso così spaventato che aveva deciso di rinunciare, lo aveva rassicurato dicendo che si trattava solo di uno scherzo sciagurato ed era fuggito via.
Provava un grande desiderio di lasciarsi alle spalle gli errori passati ed iniziare una nuova vita, ma le circostanze sociali fuori dal carcere erano ostili quasi quanto dentro. Dalla criminalità è difficile uscire quando le porte del reinserimento sono così difficili da varcare.
Si era rivolto al nostro sportello perché voleva fare ricorso in CEDU per aver subito un trattamento disumano e degradante durante la sua lunga detenzione. Aveva girato varie carceri ed era stato difficile reperire da ognuna di queste strutture le informazioni fondamentali per il ricorso come i metri quadrati a disposizione di ogni detenuto, la grandezza delle stanze e le condizioni generali di detenzione.
Alla fine siamo riusciti ad aiutarlo: a Sandro è stato riconosciuto il diritto all’erogazione di una somma pari a tremila euro in risarcimento. Per lui quella somma aveva un enorme significato. Era un piccolo risarcimento per dei gravi torti che aveva subito ma anche il simbolo della possibilità di un’alternativa reale al crimine. Purtroppo, la somma non è ancora arrivata, ma Sandro adesso ha un lavoro, frequenta con alti e bassi una comunità di reinserimento ed un giorno si è presentato in sportello con una sedia a dondolo intrecciata realizzata da lui per noi in segno di gratitudine.
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