Una separazione, le figlie in affidamento e la vita in strada. Storia di F., mamma come tante
Le cose, a volte, possono crollarti addosso con una rapidità inaspettata, senza alcun preavviso, fino a lasciarti completamente a terra. È il caso di F. una giovane donna italiana, 40 anni, mamma di due bimbe di 6 e 8 anni.
La signora è impiegata regolarmente come commessa in un supermercato e convive con il proprio compagno, padre delle bambine, in una casa in affito. I rapporti in famiglia iniziano ad andare male e si decide per una separazione. L’uomo abbandona la casa e smette di prendersi carico delle spese indispensabili per far andare avanti la famiglia e assicurare tutto quello che alle bambine è necessario per mangiare, crescere, andare a scuola.
Lo stipendio della mamma non permette di far fronte a tutti i costi della casa e delle bambine. Alcune mensilità dell’affitto rimangono indietro e in breve tempo arriva lo sfratto. Le bimbe vengono prese in carico dai servizi sociali che le affidano ai nonni paterni.
La mamma inizialmente riesce a tenere il lavoro ma non ha un posto dove stare e deve andare a vivere in macchina. Al dolore terribile della fine della sua famiglia, della separazione dalle bimbe e di un futuro che appare sempre più fosco si aggiungono ora mille problemi quotidiani. Anche la più piccola incombenza quotidiana come lavarsi, mangiare o rammendare una maglia per arrivare presentabili al lavoro diventa un ostacolo insormontabile.
Una notte, mentre dorme nella sua auto, la signora viene aggredita da dei ragazzi che vogliono derubarla o solo spaventarla, chissà. Chiama disperatamente aiuto e i ragazzi fuggono. Alcuni passanti che sopraggiungono si impietosiscono e decidono di ospitarla per qualche notte ma si tratta di un aiuto temporaneo e deve tornare presto a dormire in macchina.
Passano ancora pochi giorni e il freddo dell’inverno le procura una broncopolmonite. Da quando è stata sfrattata ha perso la residenza: non ha più accesso al sistema sanitario nazionale e non ha un medico curante. In queste condizioni anche una semplice influenza sarebbe un problema enorme, figuriamoci qualcosa di più grave.
Come se tutto ciò non bastasse, la macchina si guasta irreparabilmente e non può più essere spostata. Deve lasciarla in strada perché è l’unico posto dove può ripararsi, ma rischia che venga portata via da un giorno all’altro. Basta un lavaggio delle strade o l’inizio dei lavori di un cantiere nel punto in cui ha parcheggiato e la macchina verrà portata via.
Le assenze e i problemi sul lavoro, dove hanno iniziato ad intuire già da tempo che qualcosa non va, iniziano a diventare troppi e in breve tempo arriva il colpo finale: il temutissimo licenziamento che pone fine ad ogni speranza di ritornare ad una vita comune, di poter riavere una casa e di riprendere con se le proprie figlie.
Sono i giorni più difficili della sua vita. La sua identità di madre e lavoratrice è stata stravolta. Dal punto di vista psicologico e fisico ha subito in pochi mesi dei colpi dai quali in pochi saprebbero difendersi, eppure trova la forza di non mollare.
Un giorno va ai servizi sociali per chiedere come poter avere una casa o un posto dove dormire. Le dicono che l’aiuteranno ma che nel suo caso c’è bisogno anche di un aiuto legale. Le parlano di un’associazione di avvocati che offre tutela legale gratuita a chi vive in strada. Lei non spera davvero che questi avvocati possano davvero essere utili ma decide di venire al nostro sportello di Milano ed è qui che la conosciamo.
“Quando è arrivata da noi – ci racconta Agostina, la nostra avvocatessa volontaria che l’ha accolta e seguita – la sua storia ci ha colpito tantissimo. Abbiamo capito subito che serviva un intervento complesso e per prima cosa l’abbiamo messa in contatto con i servizi sociali. Insieme a loro siamo riusciti a far ottenere alla signora la residenza nella via fittizia. In questo modo è uscita dall’invisibilità, è tornata ad esistere per lo stato italiano e ha riacquistato una serie di diritti civili, tra i quali il diritto alle cure”.
“Quello che interessava maggiormente la signora, naturalmente, era recuperare il rapporto con le figlie ma il percorso da intraprendere era lungo e complicato. Serviva subito trovare un posto dove stare: un posto di emergenza, un letto in dormitorio o in qualche altra struttura, dove ritrovare un minimo di privacy e di stabilità per poter ripartire. Poi – ricorda la nostra Agostina – occorreva trovare un nuovo impiego e, più in futuro, riavere una casa dove poter riaccogliere le due bambine. Lei, con una forza che ci ha stupito, non si è persa d’animo e da subito ha iniziato a muoversi in questa direzione senza perdersi d’animo e con un’energia incredibile”.
“Sempre insieme ai servizi sociali abbiamo aiutato la signora a fare i primi passi verso il riavvicinamento alle figlie. Dopo un primo periodo interlocutorio, anche grazie all’intermediazione dei nostri volontari, siamo riusciti a far si che i servizi sociali autorizzassero degli incontri protetti tra mamma e figlie. Nel frattempo la mamma ha trovato un nuovo lavoro e rimesso insieme altri pezzi della sua vita. Adesso non sappiamo bene come sia la situazione perché non vediamo la signora da fine 2018. Però non siamo preoccupati, al contrario. Noi – conclude Agostina – per certi versi siamo come dei medici: se sei in salute non ci vai. Speriamo che le cose stiano andando per il meglio e che sia riuscita a riunire la sua famiglia”.
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