Labirinti burocratici e diritti negati

K. è un cittadino tunisino di 56 anni. Vive in Italia da 30 anni, più di metà della propria esistenza, e da qualche tempo l popolo degli invisibili. Prima faceva il muratore a Milano, aveva un permesso di soggiorno e un lavoro in regola. Poi è arrivato il ricovero in ospedale. Pancreatite autoimmune, la diagnosi.

Con la malattia K. ha perso il lavoro ma, soprattutto, ha commesso l’errore di “perdersi” dietro ai propri problemi di salute. Si è dimenticato di chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno e così si è giocato la possibilità di restare legalmente in Italia. Per i cittadini extracomunitari il permesso di soggiorno per lavoro è un terno al lotto: una volta perso, è difficile riottenerlo.

Senza appoggi e senza una rete di amici o parenti pronti a sostenerlo K. è finito a vivere per strada. Da circa un anno si è spostato a Bologna. Qui, poco dopo il lockdown, è stato intercettato per strada dai volontari di LabSalutePopolare che si sono presi cura di lui e lo hanno accompagnato allo sportello di Avvocato di strada. I medici dicono che le sue condizioni di salute sono di tale eccezionale gravità che, in caso di rientro nel paese di origine, K. sarebbe esposto a un serio pregiudizio. Così l’abbiamo aiutato a prenotare un appuntamento per formalizzare la richiesta di permesso di soggiorno per cure mediche presso l’Ufficio Immigrazione della Questura di Bologna.

Peccato che la Questura, in seguito ai mesi di lockdown ed alla quasi totale chiusura degli uffici, sia divenuta totalmente irraggiungibile, non solo per le persone comuni ma anche per la nostra Associazione. Il Portale Cupa-Project, dal quale si dovrebbe poter prenotare l’appuntamento per chiedere il permesso di soggiorno, non mostra alcuna data disponibile per l’anno a venire. Al telefono nessuna risposta, così come alle mail inviate via PEC. Inoltre, è inutile presentarsi di persona, perché l’Ufficio Immigrazione riceve solo … su appuntamento! A chi fa presente la situazione rispondono che “c’è molto arretrato” per via del Covid-19 e che bisogna insistere, “il portale Cupa-Project a volte funziona, bisogna solo essere fortunati”.

Ma nel corso della sua vita K. di fortuna ne ha avuta ben poca. E, soprattutto, la fortuna qui non c’entra niente. Si tratta solo di un diritto negato.

Non potendo prenotare un appuntamento, K. non può formalizzare la sua richiesta di permesso di soggiorno per motivi di salute e, di conseguenza, non può beneficiare delle cure di cui ha bisogno. L’art 32 della nostra Costituzione tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo (si badi bene, individuo, non cittadino italiano) e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nella realtà, però, K. si trova a combattere contro un sistema che erge mura sempre più insormontabili tra lui ed il suo diritto ad essere curato.

Nel frattempo, il tempo passa, l’inverno si avvicina e senza permesso di soggiorno K. è solo uno dei tanti invisibili a cui non solo viene negata la possibilità di curarsi, ma a cui viene precluso l’accesso ad ogni tipo di servizio, si tratti anche banalmente della possibilità di poter accedere ai dormitori. È a causa della machiavellica burocrazia delle nostre amministrazioni che un signore di 56 anni, malato, probabilmente si troverà ad affrontare l’inverno in condizioni più che precarie, godendo solo dell’aiuto delle associazioni di volontariato del territorio ma non dello Stato nel quale ha vissuto e lavorato per trenta lunghi anni.

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