La favela “Italia”
Nell’immaginario comune le favelas brasiliane sono luoghi dove le vite delle persone trascorrono tra la strada, violenza ed estrema precarietà. Tendiamo a credere che in Europa sia diverso e che tale genere di vita sia improbabile in questo lato del mondo. La storia di M. giunge a noi per scalfire un po’ questa nostra convinzione.
M. è una ragazza di origine brasiliana. Nata in una favela, era stata adottata quando era solo una bambina da una famiglia del nord Italia. L’adozione, tuttavia, non ha messo fine ai suoi problemi: la vita di M. in Italia è stata infatti costellata da abusi da parte di diversi uomini, traumi e problemi di dipendenza.
“Quando l’abbiamo conosciuta al nostro sportello si trovava in una situazione di estrema emarginazione” racconta Diego, l’avvocato volontario della nostra sede di Rimini che l’ha accompagnata nel suo percorso legale. “Aveva tentato il suicidio due volte e la famiglia adottiva, per quanto presente, non riusciva a darle il necessario supporto, non solo economico”.
Al tempo la ragazza dormiva in un parco, manipolata dal suo compagno che, approfittando della sua fragilità psicologica, le faceva credere che le persone dei centri di ascolto e dei dormitori fossero in realtà in malafede.
M. inoltre aveva un figlio piccolo, il cui padre se n’era andato e che veniva cresciuto dalla nonna.
“Nonostante la diffidenza iniziale di M., il percorso legale da intraprendere con lei prevedeva delle tappe piuttosto lineari – spiega Diego – ovvero acquisire la residenza, la carta d’identità ed il reddito di cittadinanza, e successivamente la residenza del figlio presso la nonna”.
Insieme Diego ed M. hanno girato vari uffici e contattato tre comuni diversi, col risultato che la posizione del figlio è stata regolarizzata ed M. ha ottenuto residenza, carta di identità e soprattutto reddito di cittadinanza, con cui in attesa di trovare lavoro trovare una maggiore stabilità può sostentarsi senza dover dipendere da nessuno.
Dopo la conclusione delle pratiche legali i volontari di Rimini non hanno più avuto sue notizie. In compenso dopo qualche settimana Diego ha ricevuto una lettera: era la mamma adottiva di M. che voleva ringraziare gli avvocati e sfogarsi per la difficile situazione della figlia. La lettera si concludeva con un “grazie di cuore”: 3 semplici parole capaci in un attimo di restituire senso all’impegno quotidiano dei volontari di Avvocato di strada e di dare una grande iniezione di fiducia: non esistono cause perse.
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