Una vana rincorsa al permesso di soggiorno per potersi curare. La storia di Anthony

Questo è uno di quei casi in cui non siamo arrivati in tempo e in cui alla fine abbiamo perso. Tutti.

Anthony era una persona che viveva in strada. Aveva diversi problemi di salute e si era rivolto a noi per chiedere un permesso di soggiorno per cure mediche. Abbiamo detto “era” perché Anthony (nome di fantasia) ora non c’è più: è mancato alcuni giorni fa, per un malore, in strada.

Dopo aver appreso la notizia, come sull’onda di un tam-tam non concordato, siamo riusciti a mettere insieme frammenti di ricordi di operatori e volontari che lo hanno incontrato e, incredibilmente, l’immagine che le loro parole, i loro sguardi e i loro racconti ci hanno restituito, come in un mosaico, è risultata essere sempre la stessa.

D., che lo ha conosciuto lavorando nell’Unità di strada, ricorda Anthony come una persona apparentemente schiva, di poche parole. In realtà imparando a conoscerlo, aveva capito che era solo timido. Per lui parlavano molto i suoi occhi e i suoi sorrisi appena accennati. Era una persona mite e gentile. Non chiedeva mai nulla e concludeva invariabilmente i suoi discorsi e le sue chat con la stessa formula: “Thank you very much, sir”.

G. che invece è una volontario di Avvocato di strada, lo ha conosciuto durante uno sportello e lo descrive come una persona di straordinaria gentilezza e bontà d’animo, che nonostante le difficoltà, affrontava la vita con grande dignità e coraggio. G. era rimasta ammirata dal suo contegno, dalla sua capacità di mantenere un atteggiamento positivo e dalla sua straordinaria empatia. Era sempre pronto ad ascoltare gli altri e a condividere un sorriso, e il suo spirito altruista hanno toccato il cuore di molti di noi.

Speravamo di poter fare in tempo e di poterlo aiutare, e invece quel permesso di soggiorno per cure sanitarie tanto desiderato, che gli avrebbe consentito di rimettersi in sesto e di pianificare il suo futuro, non è mai arrivato e mai arriverà.

La storia di Anthony ci insegna quanto il fattore tempo possa essere determinante in certe storie. E, se ce ne fosse stato bisogno, ci conferma l’importanza della nostra lotta perché le cure sanitarie siano date a tutte le persone che ne hanno bisogno, senza distinzione di censo o di provenienza.

Quest’inverno 415 persone sono morte in strada per il freddo. Sicuramente nei prossimi mesi estivi anche il caldo esigerà il suo tributo di vittime e a settembre ci troveremo a fare un nuovo bilancio.

Noi intanto continueremo a lottare con testardaggine e passione perché una storia come quella di Anthony non si ripeta.