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Per il ciclo “Le sfumature del continente nero”
Lunedì 18 novembre nell’aula D4 1.13 presso il Polo di Novoli, si terrà il secondo incontro:

SIAMO UOMINI O CAPORALI? DAL MARE ALLA TERRA. LA REALTA’ DELLA BOSSI-FINI

Intervengono:
– Professor Emilio Santoro, Professore di Filosofia dell’Università di Firenze e Fondatore dell’Associazione “Altro Diritto”;
Claudio De Martino, Avvocato giuslavorista, volontario dell’Associazione “Avvocato di strada”;
-Tammaro della Corte, di Flai CGIL Caserta.

L’incontro è promosso dalla Sinistra universitaria – UDU Firenze in collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze.

EVENTO FACEBOOK
https://www.facebook.com/events/431938193577630/

COMUNICATO STAMPA

31 luglio 2011, Nardò (Lecce). I braccianti africani che raccolgono pomodori per i loro caporali, incrociano le braccia, si ribellano a un sistema di sfruttamento e disumanità. A guidarli è lo studente, divenuto poi responsabile della Flai CGIL di Lecce, Yvan Sagnet, capitato un po’ per caso tra i braccianti, cercando un lavoro per sostenere i suoi studi. Dallo sciopero si attiverà un’inchiesta della magistratura che porterà a 16 arresti, nel maggio del 2012, per reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”, ex art 603-bis del Codice Penale. Il reato di caporalato, fatto introdurre con Dlgs 138/2011, grazie alla campagna “Stop caporalato” della CGIL, è un grande passo avanti, ma la strada verso la disintegrazione del sistema di sfruttamento del lavoro e della gestione della tratta dei migranti è ancora lunga. Tutti sanno cosa succede nei campi, in quali condizioni vivono i braccianti, ma nessuno parla. Si sa, ma si tace. Si sa, che i ragazzi vengono pagati a cottimo, “a cassone”, unità di misura per il loro compenso, si sa che da quei venti euro che riescono a guadagnare in un giorno, dovranno toglierne 5 per il trasporto dal ghetto al campo, 3,50 per un panino, 1,50 per un litro d’acqua e dovranno tenerne da parte altri dieci, se dovessero essere trasportati all’ospedale. Si sa, tutti sanno, che ci sono donne laggiù, che fanno un altro lavoro e bambini, che non conoscono la parola “scuola”. I caporali sanno che dai copertoni che vendono (li vendono!) ai braccianti, da bruciare per riscaldarsi d’inverno, escono fumi tossici, lo sanno. Si sa che non è un fenomeno meridionale, ma tocca tutti gli angoli del paese, perché chi raccoglie i pomodori d’estate in Campania e in Puglia, poi raccoglie mele a Bolzano, patate in Sicilia, una transumanza. Si sa, ma si tace.
Fa comodo la competizione al ribasso, la guerra fra poveri, che fa mangiare tutti, il caporale, il padrone, i “Padrini”, le aziende, che vendono “la buona frutta e verdura, quella di laggiù”, a famiglie ignare della sofferenza delle mani che hanno colto per loro quegli ortaggi tanto prelibati.
Da dove arrivano i braccianti, anche questo si sa. Le macro aree di provenienza sono l’Africa Subsahariana, l’Europa orientale e i paesi asiatici. Alcuni scappano da contesti di guerra, sperando in un futuro migliore, alcuni sono giovani, magari studenti, che vedono l’Italia come una tappa per fuggire altrove. Altri sono in Italia da anni, ma hanno perso il lavoro a causa della crisi.
Tanti, tra i reclutati, sono sopravvissuti al mare, che li ha sbattuti sulle coste italiane dopo un interminabile viaggio.
Sono quegli stessi “sporchi immigrati”, colpevoli di “ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato” ex art 10-bis L286/1998, (legge meglio conosciuta con il nome delle menti che l’hanno partorita, “Bossi-Fini”), che subiscono, dopo il viaggio e oltre all’esperienza nei Centri di Identificazione e Espulsione, anche il disprezzo di tanti italiani, che si riscoprono pieni di commozione e umanità solo quando questi uomini, queste donne, questi bambini, diventano vittime del naufragio.
Fortunatamente molte sono le associazioni di volontariato che danno sostegno ai braccianti. Emergency, il cui scopo è curare i feriti in paesi in guerra, ha un presidio anche in Italia, a Rignano Scalo, Foggia, per dare assistenza sanitaria a chi, lavorando tutto il giorno sotto il sole cocente, si ammala; l’associazione “avvocato di strada”, di cui è membro l’Avvocato Claudio De Martino che avremo come ospite, dà assistenza legale gratuita ai pochi coraggiosi che trovano il coraggio di ribellarsi, di denunciare gli sfruttatori, rischiando di perdere anche quel briciolo di guadagno che hanno, pur di riacquistare la dignità che i caporali vorrebbero portargli via.

Il percorso da compiere è ancora lungo, ciò che è assolutamente necessario è non smettere di lottare, non smettere di parlarne, di cercare di capire ancora meglio cosa succede, davvero, laggiù. I ragazzi, gli uomini, costretti a lavorare in queste condizioni, dovrebbero vedersi riconosciuti gli stessi diritti di qualsiasi lavoratore dipendente, partendo, banalmente, dal firmare un vero contratto, invece di vedersi addirittura sottratti i documenti. Diritti che vanno dalle otto ore lavorative, alle ferie, malattie, infortuni sul lavoro, garanzie che fanno sorridere se si pensa che stiamo parlando di lavoratori irregolari, ma necessarie, per aggirare il diffondersi dell’irregolarità, dell’illegalità, che pervade il sistema.