Dal centro di accoglienza al lavoro come sarto: la lunga strada di B.

Gen 25, 2021 | Roma, Storie

B. è un giovane senegalese. Alla fine del 2015 viene accompagnato da una operatrice Caritas allo sportello di Avvocato di strada di Roma con un diniego della Commissione di Roma. “Ricordo che era molto impacciato – racconta Antonella, la volontaria di Avvocato di strada che lo ha ricevuto in sportello e che poi lo ha seguito in tutta la sua pratica – e che il ricorso scadeva i primi di gennaio”.

“Il centro di accoglienza che lo ospitava – dice ancora Antonella – era in chiusura e senza ricorso sarebbe finito in mezzo alla strada nel giro di pochissimi giorni e non avrebbe avuto diritto a nessun’altra accoglienza. Ho accettato il mandato e ricordo di aver depositato il ricorso, cartaceo, durante le vacanze di Natale”.

Mentre aspettava la decisione di primo grado, B. si è dato tantissimo da fare. È riuscito a conseguire la terza media, e a svolgere un tirocinio formativo come sarto. Il Giudice del primo grado, tuttavia, ha rigettato il ricorso ritenendo che il mero tirocinio non costituiva stabilità lavorativa.

“In quella situazione non avevamo molte possibilità – sottolinea la volontaria di Avocato di strada – ma trattandosi di un caso “pre Minniti” ho tentato un appello chiedendo soltanto la protezione umanitaria. Siamo nel 2018 e con i vari permessi temporanei di sei mesi, B. riesce ad andare in accoglienza in un centro di secondo livello, nel quale ha un suo appartamento con un canone di locazione calmierato. Il tirocinio intanto si trasforma in contratto a tempo indeterminato, B. riesce a prendere la patente di guida e va a vivere da solo”.

“A questo punto, a due anni dall’iscrizione dell’appello, possiamo depositare un contratto stabile e una busta paga più che dignitosa. La Corte d’Appello, paragonando le possibilità di vita in Senegal con il percorso di crescita lavorativa e culturale in Italia, premia il ricorrente riconoscendo l’umanitaria convertibile in permesso lavoro. È stata una lunga strada – conclude Antonella – che B. ha percorso in gran parte da solo. Siamo orgogliosi e felici di essere stati al suo fianco”.

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