“Avvocato di strada” arriva a Torino: assistenza gratuita ai senza dimora”
Lo sportello sarà aperto per due giovedì al mese. Nata nel 2001, l’associazione ha seguito finora oltre 20 mila persone. Tra loro imprenditori falliti, artigiani strozzati dai debiti, oltre a padri separati e cittadini che hanno il lavoro

17 maggio 2014

TORINO – Anche a Torino arriva “Avvocato di strada”, la prima (e finora unica) associazione di volontariato che offre assistenza legale gratuita ai senza dimora. A partire dalla prossima settimana, per due giovedì al mese, i volontari della nuova sezione saranno a disposizione di chiunque si sia ritrovato a vivere in strada e abbia bisogno di consulenza o supporto in cause penali o civili. Un lavoro, quello della sede torinese, che è verosimilmente destinato ad essere molto intenso; dal momento che proprio la città di Torino, nel 2013, si è guadagnata il triste primato di “Capitale italiana degli sfratti per morosità incolpevole”, ed è quindi uno dei punti caldi a livello nazionale per quanto riguarda le nuove povertà.

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Alcuni dei volontari di Avvocato di strada Torino nel giorno dell’inaugurazione

Proprio i nuovi poveri, accanto a migranti e individui colpiti da disagio psichico, sono il target di riferimento dell’associazione, che a oggi conta oltre 20 mila assistiti. “Per quanto mi riguarda – spiega Antonio Mumolo, che nel 2001 ha fondato l’organizzazione a Bologna – in questi tredici anni di attività una cosa è divenuta chiara: la figura romantica del ‘barbone’, del senzatetto che sceglie di dormire sotto le stelle, è una leggenda metropolitana. Nessuno ama la strada; semmai è vero il contrario, chiunque spera di poterne uscire. E oggi questo è più vero che mai, dal momento che molte persone si ritrovano fuori dalle proprie abitazioni per via della crisi”.

A leggere i dati diffusi dall’associazione, in effetti, diviene chiaro come la povertà stia colpendo senza distinzione di ceto. Tra quanti sono stati assistiti in questi anni da Avvocato di strada si trovano imprenditori falliti, artigiani strozzati dai debiti, oltre a padri separati e cittadini che hanno perso occupazioni di ogni tipo. Per quanto riguarda l’assistenza in cause penali, le pratiche più frequenti riguardano casi di aggressione, insulti e offese di ogni tipo: “E questo – sottolinea Mumolo – rende evidente come la povertà, nella società in cui viviamo, sia percepita come una colpa. Per anni siamo stati bombardati da un imperativo categorico: quello del successo, della ricchezza del benessere. La violenza contro i poveri ne è una diretta conseguenza”. Tra le cause penali, seguono poi reati legati agli stupefacenti, assistenza a vittime di tratta, richieste di pene alternative alla detenzione.

“Ma il nostro primo e più frequente problema è di tipo civilistico, e riguarda l’assegnazione della residenza” prosegue Mumolo. “In teoria, – chiarisce – una realtà come la nostra non avrebbe ragione di esistere in Italia, dal momento che abbiamo una legge sul gratuito patrocinio. Peccato che, assieme alla residenza, si perda anche il diritto all’assistenza gratuita, oltre ai diritti previdenziali, politici e sanitari: in sostanza, è così che si diventa invisibili. Vale a dire che spesso basta restituire una residenza alla persona per rimettere in moto la sua vita”.

Facile solo a dirsi, comunque; perché molto spesso sono proprio i comuni a fare resistenza, anche in barba a una direttiva del Ministero dell’interno che stabilisce che a chiunque, anche ai senza dimora, debba essere assegnata una residenza . “Per questo motivo – spiega Mumolo – ogni comune deve dotarsi di una strada fittizia da utilizzare per la residenza dei senza tetto. Addirittura c’è una legge che sancisce che a chiunque rimanga per più di venti giorni in un dormitorio pubblico debba esserne assegnata una d’ufficio”. Eppure, di frequente i dirigenti dell’anagrafe, “a prescindere dal colore politico delle amministrazioni di riferimento”, adottano un’interpretazione restrittiva del diritto alla residenza, negandola di fatto a chi non possiede un domicilio. Proprio su questo si giocò la prima causa civile di Avvocato di strada. “Vincendo quella – spiega Mumolo – siamo riusciti a far assegnare una residenza fittizia alle oltre quattrocento persone che allora vivevano nelle strade di Bologna. E ribadisco che tanto è bastato per far uscire molti di loro da quella condizione”.

A Torino, la sezione di Avvocato di strada è nata grazie alla collaborazione con l’associazione Bartolomeo & C., una delle più attive nel supporto ai senza dimora. Proprio nella loro sede, in via Giovanni Camerana 8, sarà attivo per due pomeriggi al mese il nuovo sportello. Chiunque voglia avvalersi dell’aiuto dei volontari, o collaborare con loro, può scrivere a torino@avvocatodistrada.it. Per ulteriori informazioni www.avvocatodistrada.it (ams)

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