Spesso non hanno un nome, altre volte lo hanno ma i giornali lo accennano vagamente. È difficile recuperare le informazioni sulle persone che vivono in strada e che vengono uccise solo perché povere e indifese. Di queste “vite sconnesse” spesso si sa poco, e l’invisibilità che diventa poi visibile grazie al trafiletto di un articolo di giornale:
“È stato barbaramente picchiato Frederick Akwasi Adofo, il senzatetto morto per le botte ricevute da due 16enni”
“Un’esistenza brutalmente recisa dalla violenza immotivata”
“L’addio ad un innocente, martire della violenza”
È così che sui giornali si è parlato di Frederick Akwasi Adofo, un uomo di 43 anni ucciso la notte del 19 giugno a Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli.
La sentenza non è ancora stata emessa, ma dalle prime indagini e dalle videocamere che hanno filmato la scena, si afferma che i suoi assassini sarebbero due ragazzi di 16 anni che vivono nello stesso quartiere di Frederick. Senza alcun motivo apparente hanno massacrato di botte, con pugni e calci, un uomo indifeso che si era avvicinato a loro in modo gentile e amichevole, pensandoli amici. Gli stessi adolescenti hanno ripreso i dettagli del pestaggio in alcuni video che poi hanno pubblicato sui loro social.
Arrivato in Italia nel 2012, partendo dal Ghana, Frederick era sopravvissuto ad un viaggio molto lungo e pericoloso: dal deserto al lager libico per poi affrontare il feroce Mar Mediterraneo e infine approdare a Pomigliano d’Arco. Qui, insieme ad altre 50 persone richiedenti asilo, aveva alloggiato in una struttura di accoglienza ed era riuscito a prendere il diploma di scuola media all’Istituto Catullo. Poi la difficoltà di trovare un lavoro e una casa, senza una rete di supporto a cui chiedere aiuto, lo mette in difficoltà.
Per sopravvivere aiutava i clienti di un supermercato a rimettere a posto i carrelli o a portare la spesa. La notte la passava fuori, con delle coperte che lo proteggono come possono.
I suoi unici punti di riferimento erano la Caritas di Pomigliano e alcuni cittadini del piccolo paese che ogni giorno lo vedevano e lo salutavano garbati. Si faceva volere bene per la sua gentilezza che donava alle persone senza chiedere davvero nulla in cambio.
“Non era la prima volta che veniva aggredito” ammettono alcuni di loro. Ma nessuno era intervenuto quando erano accadute le prime violenze. Finché è arrivata l’aggressione mortale e non c’è più nulla da fare.
Frederick non è la prima vittima senza dimora a morire a causa di una rabbia così violenta.
Solo quest’anno ricordiamo anche Luca, Sandeep, Mohamed e Yassine: tutte vittime della drammatica violenza che si abbatte più spesso di quanto pensiamo contro chi vive in strada. Come accadde a Mariano Tuccella, che nel lontano 2007 venne aggredito in una delle vie principali di Bologna. Non si risvegliò mai dal coma e morì in solitudine qualche mese dopo, “abbandonato e oltraggiato da questa nostra terra” come scriveva l’allora Presidente della Provincia Beatrice Draghetti.
Scossi dalla brutalità di questa ennesima tragica vicenda, continuiamo a lavorare tutti i giorni perché la luce sulle vicende che coinvolgono le persone senza dimora non si affievolisca mai e per restituire la dignità di esseri umani a chi troppo spesso è trattato come scarto della società.