Il sito “sull’antidiscriminazione www.nonviolentmag.it ha intervistato l’Avvocato Annamaria Cataldi, referente dello sportello di Avvocato di strada a Bari.
QUANDO TUTTO E’ PERDUTO, L’AVVOCATO E’ GRATIS
Scritto da Renato Cafagna
Giovedì 22 Aprile 2010 08:45
Bari, 22 Apr – Avete mai sentito parlare dei nuovi poveri? Un fenomeno poco evidente alla maggioranza degli individui, abituata ad uno stereotipo legato alla figura del clochard, romanticamente definito povero per scelta piuttosto che vittima di situazioni avverse, uno scarto insignificante più che un cittadino oppresso dagli effetti nefasti della crisi economica e della cancellazione della residenza e dalle liste anagrafiche.
L’associazione Onlus Avvocato di strada (www.avvocatodistrada.it), nata a Bologna nel 2007, presente con 19 sedi in tutta Italia, è impegnata a favore della tutela dei diritti fondamentali del cittadino senza fissa dimora. Un’attività intrapresa sin dal 2001, quando un gruppo di avvocati ha cominciato, sotto la direzione del presidente Antonio Mummolo, a difendere gratuitamente gli espulsi dalla vita sociale: in quello stesso anno è giunto il riconoscimento del premio Fivol come miglior progetto italiano in merito. Oggi l’associazione è membro della Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora, ed un protocollo d’intesa li vede associati all’UNAR, organizzazione nota per il suo impegno nella lotta alla discriminazione fondata sulla razza e l’origine etnica.
Qui il compito però non riguarda la difesa di una sola categoria: con l’avvocato Annamaria Cataldi, co-referente della sede di Bari insieme all’avvocato Vito Alò, abbiamo esaminato alcune delle problematiche connesse a questi temi.
D.: Qual è il compito principale dell’associazione?
R.: Proteggere le persone senza fissa dimora, extracomunitari e non. Il nostro sportello operativo si occupa di questo problema sotto il profilo legale, ma nella maggioranza dei casi optiamo per una soluzione stragiudiziale, cioè senza ricorso a tribunali: lettere raccomandate, informative, pareri, etc.
D.: Quale risultato si intende raggiungere nel concreto?
R.: L’iscrizione all’anagrafe della popolazione residente è un diritto fondamentale. Da esso ne derivano altri, tutti estremamente importanti: ad esempio, il diritto di voto, all’assistenza sanitaria e al lavoro. Assicurare un domicilio abituale significa ottenere la protezione delle garanzie sancite nel diritto costituzionale, che spetta a tutti i cittadini, indiscriminatamente.
D.: Quindi fornite principalmente un sostegno legale.
R.: Non solo. Il nostro è anche un centro d’ascolto per qualsiasi problema connesso alle situazioni presentate. Spesso riscontriamo un atteggiamento di assoluto bisogno, generato da situazioni di profonda solitudine, e cerchiamo di soddisfare nel miglior modo possibile le necessità di tipo psicologico. Abbiamo comunque bisogno della collaborazione diretta degli stessi interessati: per la soluzione dei problemi utlizziamo una rete di riferimenti con le altre istituzioni operanti sul territorio e nel settore.
D.: Che tipo di ostacoli dovete fronteggiare, di solito?
R.: A volte, nei casi riguardanti gli extracomunitari, abbiamo il problema della lingua, che comunque superiamo con strumenti adeguati. In altri, il clandestino tende a non volersi esporre, per paura. Ricordiamo che, con l’entrata in vigore della legge Maroni del 2009 – il “pacchetto sicurezza” – , le persone senza permesso di soggiorno o con permesso scaduto sono perseguibili penalmente ed in sostanza equiparate a criminali.
D.: Chi cerca il vostro aiuto, oltre agli immigrati?
R.: I senza fissa dimora sono la punta estrema di una categoria di nuovi poveri, composta da un numero rilevante di persone ridotte allo stato di indigenza da vari fattori. Tra le persone finite per strada vi possono essere anziani sfrattati, coloro che hanno perso il posto di lavoro, subìto una causa di separazione coniugale, o vengono emarginati dal nucleo familiare per problemi di tossicodipendenza o alcoolismo.
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