La diffusione dei bed and breakfast e degli affitti brevi ha rivoluzionato il mercato immobiliare italiano. Per chi non è turista è sempre più difficile trovare una casa in affitto a prezzi accessibili e da molto tempo si sta aspettando che la politica intervenga.

Come già anticipato, dopo la proposta contenuta nell’ultima legge di Bilancio di innalzare l’aliquota al 26% sul secondo immobile in locazione breve e l’adeguamento della normativa italiana ai criteri sanciti dalla sentenza della Corte di Giustizia europea, con il Decreto legge 18/10/2023, n.145, il governo sembra che voglia affrontare il tema.

Dal 17 dicembre scorso, infatti, oltre la cedolare secca al 21% e l’aliquota al 26%, per gli host – coloro che ospitano – si aggiunge l’obbligo di esposizione di un nuovo CIN, il Codice Identificativo Nazionale, assegnato dal Ministero del turismo tramite apposita procedura automatizzata. Nello specifico, il codice verrà assegnato a tutti “i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, anche attraverso la gestione di portali on-line, mettendo in contatto persone in ricerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare”. In caso di mancata esposizione, saranno applicate le sanzioni amministrative pecuniarie dal Comune di riferimento. A ciò si aggiungono le specifiche analisi dell’Agenzia delle entrate al fine di contrastare l’evasione fiscale. 

Eppure, queste misure entrate recentemente in vigore nel nostro Paese sembrano muoversi in tutt’altra direzione rispetto alla normativa adottata in altri Stati esteri, dalla Spagna alla Francia, passando per la città di New York e sembrano poter avere molta meno efficacia: mentre all’estero si cerca di contrastare il proliferare sempre maggiore degli “affitti brevi” nei principali centri cittadini, in Italia la normativa sembra agire soltanto in un’ottica fiscale, ignorando le conseguenze dirette dell’aumento vertiginoso – e ormai fuori controllo – degli immobili gestiti dai colossi immobiliari internazionali, quali “AirBnb” e “Booking”. Prime tra tutte, l’innalzamento del costo della vita e il progressivo spopolamento della città da parte delle categorie sociali marginali. 

È dunque evidente come, nonostante la recente entrata in vigore del Decreto, considerata la natura prettamente finanziaria delle misure adottate, queste si rivelino essere un flebile tentativo da parte del governo italiano di contrastare gli effetti prodotti dall’ormai inarrestabile fenomeno dei cosiddetti “affitti brevi”. Un tentativo che però, a oggi, non sembra cogliere la vera natura del problema e le reali conseguenze che il mercato immobiliare delle locazioni turistiche ha sulle principali città italiane.

Dott.ssa Grazia Enerina Pisano

Dott.ssa Grazia Enerina Pisano

Avvocato di strada Bologna