Grazie ad un ricorso di Avvocato e Asgi il Tribunale di Genova ha riconosciuto che il Comune di Genova e la Regione Liguria hanno posto in essere una discriminazione richiedendo agli stranieri non comunitari documentazione aggiuntiva rispetto a quella richiesta agli italiani per accedere alle graduatorie delle case popolari.
Il caso
Lo scorso marzo il Comune di Genova aveva adottato un bando per alloggi ERP (in gergo comune, le case popolari) nel quale, in coerenza con un Regolamento Regionale, aveva previsto che i cittadini stranieri potessero accedere alla graduatoria solo presentando documenti del Paese di origine attestanti l’assenza di proprietà in tale Paese.
Questa previsione determinava evidenti problemi logistici: non tutti i cittadini erano in grado di reperire la documentazione necessaria, o perché impossibilitati a recarsi nello Stato di origine o perché, dal punto di vista burocratico, il recupero di determinati documenti risultava molto gravoso.
La conseguenza era che molti cittadini stranieri non riuscivano nemmeno a presentare la domanda per l’accesso alla graduatoria, sebbene indigenti e senza una casa in cui vivere.
L’azione giuridica intrapresa
ASGI e Avvocato di strada, venuti a sapere dell’ostacolo legislativo che si era venuto a creare, hanno deciso di proporre ricorso avanti il Tribunale di Genova, in difesa di un gruppo di cittadini stranieri provenienti da Ecuador, Brasile, Marocco e Tunisia che non avevano potuto presentare richiesta per le case popolari del Comune.
I principi richiamati nel ricorso proposto sono stati molti:
- il principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione
- il principio di parità di trattamentosancito dalla Direttiva Europea 2000/43
- il divieto di discriminazione previsto dall’art. 18 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea
A questi riferimenti normativi, si aggiungono inoltre numerose sentenze sia della Corte di Cassazione sia della Corte Costituzionale, nelle quali viene ribadito lo stesso principio: non può esserci discriminazione in base alla nazionalità.
La decisione del Tribunale
“La richiesta rivolta ai soli stranieri rende non solo maggiormente oneroso per costoro l’accesso al bando e dunque agli alloggi, ma rende altresì impossibile l’assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale ai cittadini stranieri.”
Quindi il giudice ha ordinato non solo la modifica dei bandi futuri, che non potranno più prevedere quei criteri di accesso, ma ha imposto anche la riapertura del bando, attraverso la fissazione di un nuovo termine per la presentazione delle domande.
Il Comune, quindi, dovrà adeguarsi a tale ordine e, all’esito della disamina delle nuove domande presentate, dovrà predisporre una nuova graduatoria.
Le case popolari e il diritto alla casa: qualche riflessione
Il diritto alla casa sta finalmente occupando le agende politiche di tanti Comuni, Regioni e Stati. Si sente sempre più parlare di emergenza abitativa: il numero di abitazioni presenti nelle grandi città non è sufficiente per accogliere tutti gli abitanti e, nelle città in cui gli edifici sono abbastanza, si verifica il problema del costo degli affitti, diventato impossibile da sostenere per una grossa fetta della società.
Rimaniamo in attesa dell’udienza che si terrà il 22 marzo 2023 davanti alla Corte Costituzionale sulla questione di legittimità del requisito di 5 anni di residenza per l’accesso alle case popolari previsto dalla legge regionale della Liguria. Sappiamo bene che quel requisito (richiesto da tante altre leggi regionali) è già stato dichiarato illegittimo da numerose pronunce dei Tribunali Amministrativi Regionali.
Se la Corte Costituzionale, come ha già ritenuto per una analoga legge della Regione Lombardia, dovesse dichiarare l’incostituzionalità della norma, tutti i bandi attualmente aperti dovrebbero essere rifatti.
Queste vicende confermano quanto siano dannose non solo per gli stranieri, ma per l’intera collettività e per il buon funzionamento della pubblica amministrazione, norme illogiche come quelle di cui sopra, spesso emanate proprio per ostacolare l’accesso degli stranieri ai diritti sociali, incorrendo addirittura in censure davanti alla Corte Costituzionale.
Le associazioni promotrici confidano quindi che il legislatore Regionale voglia non ripetere in futuro scelte come queste.
Commenti recenti