Ci passo davanti ogni mattina.
La sede di Avvocato di Strada dove sto svolgendo il mio servizio civile è un piccolo ufficio all’interno della stazione dei treni di Foggia. A circa venti metri da lì ci sono i cartoni dove vive G., una ragazza o una signora (gli anni passati a vivere in strada potrebbe ingannarmi sull’età), che rifiuta qualsiasi forma d’aiuto e mi ripete ogni volta che passo, la stessa identica domanda: “Avete qualche spicciolo?”. Ad altri dieci metri c’è il portico della stazione, la zona che alcuni senza dimora, per la maggior parte italiani e rumeni, hanno eletto a loro riparo provvisorio. Lì vedo E. ed N., insieme a tanti altri, ed ogni mattina prima di arrivare in ufficio passo a salutarli, giusto per fare quattro chiacchiere e chiedere se hanno bisogno di qualcosa.
L’aspetto dell’assistenza legale è solo una parte dell’esperienza che sto facendo in questi primi mesi di servizio civile. In una realtà difficile come quella della città di Foggia, dove i poveri sono dimenticati dalle istituzioni ed affidati alla buona volontà delle associazioni private e delle parrocchie, bisogna improvvisare per poter aiutare le persone in maniera incisiva. Lavorando presso l’ “Help Center” della Stazione di Foggia non posso esimermi da fornire un aiuto che vada oltre l’assistenza legale. Ed è così che ogni tanto distribuisco qualche coperta, ogni tanto aiuto nella stesura di un curriculum ed ogni tanto cerco una sistemazione per qualcuno nei dormitori.
Mi sono però reso conto che l’aiuto più grande che si può dare non è una coperta, un cappello, e nemmeno un pasto caldo. L’aiuto più grande sono quei cinque minuti prima di arrivare in ufficio in cui si parla in una situazione di parità, fuori dalla logica del rapporto operatore-assistito. L’aiuto più grande non è un aiuto qualificato, ma il semplice atto di scambiare quattro chiacchiere. Un aiuto che può fornire chiunque si trovi fuori dalla stazione per fumare una sigaretta, con qualche minuto a sua disposizione per l’ennesimo treno in ritardo. Ed è una cosa che nemmeno io ho mai fatto, e probabilmente non avrei mai iniziato a fare senza entrare in contatto diretto con queste persone durante il mio servizio.
Tutti ci passiamo davanti ogni mattina, e anche solo un sorriso e un saluto sono armi preziose.
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