Sembra la trama di film ma è solo una storia come tante: gli avevano promesso un lavoro e lui aveva fornito i suoi documenti senza accorgersi dell’inganno. Così è stata rubata l’identità ad un nostro assistito che vive in dormitorio e che ora si trova coinvolto in una brutta storia finita con una rapina.
Quello dei furti d’identità è un caso che dobbiamo affrontare spesso: agli ignari senzatetto spesso vengono intestate aziende, licenze, etc. Questa volta il PM ha chiesto l’assoluzione per il nostro assistito, il 6 maggio il GUP deciderà: teniamo le dita incrociate.
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Usano suoi documenti per una truffa che finisce con una rapina
Lo accusano di aver partecipato a una truffa in grande stile per prendere una Bmw usata da 45emia euro e che però è finita in rapina. In realtà, allora era un clochard
Lo accusano di aver partecipato a una truffa in grande stile per prendere una Bmw usata da 45emia euro e che però è finita in rapina. In realtà, allora era un clochard che viveva a Bologna e credeva a chi gli offriva un lavoro.
Il caso discusso ieri in udienza preliminare davanti al gup Gianluca Petragnani fa riflettere. Tre gli indagati: il clochard e due fratelli nomadi gravitanti attorno a Bologna (uno allora minorenne, l’altro 30enne, oggi in carcere per una condanna). Il senzatetto
è accusato di truffa. Gli altri due di truffa aggravata e rapina. I fatti sono complessi perché riguardano una truffa in più fasi.
Nel 2008 il senzatetto bolognese – in realtà un indigente che aveva perso il lavoro – trova alloggio in uno dei tanti dormitori pubblici della sua città. Un giorno è avvicinato da due nomadi che non conosce. Gli propongono un lavoro per lui importante: la gestione di un chiosco col bar. Serve la licenza: se lui è d’accordo, gli intestano il locale e glielo fanno gestire. A loro interessa avviare la società e investire il denaro. Nella sua condizione, il clochard non capisce che si tratta comunque di una proposta losca e accetta entusiasta fornendo loro tutti i suoi documenti. In realtà, si tratta di una specie di furto di identità.
I suoi dati servono infatti per mettere in atto una truffa da 45mila euro ai danni di un veneto che vuole vendere una Bmw usata piuttosto lussuosa. I due lo contattano su un sito di affari e arrivano all’accordo: incontrarsi fuori dal casello di Modena Nord. Il venditore manda il figlio che tratta con i due. I nomadi si spacciano per i fratelli del futuro intestatario dell’auto e al giovane allungano due assegni (risultati falsi) già firmati con i dati del senzatetto. Ma il giovane non abbocca. A quel punto i nomadi gli rapinano l’auto sparendo nel nulla. La Squadra mobile della Questura di Modena individua i due e nelle indagini coinvolgono anche il clochard, difeso dall’avvocato bolognese Aurora De Dominicis dell’associazione “Avvocato di strada”. Il gup si è riservato di decidere per il 6 maggio.
Carlo Gregori
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