Ci sono persone che crescono insieme a te, le vedi tutti i giorni e continuano a camminarti a fianco. Poi ci sono le persone che fanno un pezzo di strada insieme a te, ma poi le scelte di vita vi allontanano. E infine ci sono quelle persone che crescono insieme a te, vivono gli stessi luoghi, respirano lo stesso quartiere ma non le hai mai conosciute. Neanche sai che ci sono. Eppure esistono.
La vita è proprio incredibile. Durante il suo corso, ti mette di fronte a delle situazioni che mai avresti pensato e che molte delle volte neanche avresti voluto. Ed è proprio così che le nostre strade si sono incrociate: la mia e quella di G.
Un’altra settimana, un altro lunedì, un altro sportello ad Avvocato di strada. Le persone arrivano, si siedono e parlano, e si scrollano di dosso le loro storie, le fatiche e le difficoltà. Storie incredibili di viaggi fantastici, storie d’amore finite male, storie di cattiva salute e storie di intrighi (Ebbene sì, sentiamo anche queste!). Il più delle volte ci sono storie di soldi finiti, affari andati male e aziende chiuse. Quella di G. è proprio una di queste.
Quando entra in ufficio, prima del colloquio, si vede la stanchezza nei suoi occhi e il suo volto parla di inutili passaggi tra differenti uffici che non riescono a risolvere la sua situazione. Si rivolge a noi, non sapendo più dove sbattere la testa e con impazienza cerca di farci capire la situazione. Aveva un bar. Poi gli affari sono andati male. I clienti non entravano più. Gli incassi non bastavano più a pagare l’affitto e di conseguenza il bar ha dovuto chiudere. La situazione è peggiorata quando gli è venuta a mancare pure la residenza che lo ha reso invisibile a tanti servizi. Mentre racconta questi fatti, il suo tono è quello di un disilluso, di chi sa già che non si può fare niente per la sua situazione. Ma è anche arrabbiato perché sente che nessuno sta facendo niente per lui, se non rimbalzarlo da un ufficio ad un altro.
Ascoltandolo, chiedo dove fosse il suo bar e quando mi risponde, realizzo che si trovava a due passi da casa mia. Non ci potevo credere. Avevo sentito storie simili alla sua prima del nostro incontro, ma erano storie lontane di altre città, di altri quartieri. Invece lui ha avuto il bar vicino a casa mia per tanti anni e non ci sono mai entrato, non ci siamo mai conosciuti. Eppure siamo cresciuti vicini.
Prendiamo i contatti con l’assistente sociale e salutiamo G., che si allontana con la convinzione di essersi rivolto per l’ennesima volta ad un ufficio sbagliato.
Passano i giorni, le settimane e qualche mese. Un martedì come un altro l’ufficio di Avvocato di strada si riempie di gente, ma tra tutti quelli che sono seduti in sala ne riconosco subito uno: G.! Il suo viso è molto diverso dall’ultima volta che ci siamo visti. I lineamenti sono più distesi, il suo sguardo trasmette un’insolita calma e serenità ma il fatto che lui sia tornato qui significa che è successo qualcosa.
Ci consegna la multa dell’autobus. Ci dice che purtroppo dovendo spostarsi per poter usufruire dei servizi – molto distanti tra loro – deve prendere il bus ma non ha i soldi per il biglietto. Guardando allo scontrino della multa leggo alla voce residenza: Via Tuccella n.1.
“Uau! Grande! Ce l’hai fatta!” dico io perché finalmente è di nuovo residente a Bologna. “Sì! Non puoi capire quanto sono felice” e i suoi occhi si illuminano di una luce particolare. E così parliamo di come ha passato l’ultimo periodo, da quando finalmente anche lui ha un indirizzo di residenza che gli permettere di seguire nelle cure ma soprattutto di rimettersi in gioco con un nuovo lavoro che sta già cercando e che, gli auguro, presto troverà.
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