Per parlare della mia esperienza del Servizio Civile voglio raccontare una storia, una delle tante che quotidianamente vengono trattate nel nostro sportello, una di quelle che sembrano la ripetizione di altre ma che in realtà sono del tutto singolari, e soprattutto una di quelle storie che ti fanno sentire “inutile” o forse ti fanno aprire così tanto la mente che ti fanno vedere oltre… una di quelle storie che ti capitano per caso e ti colpiscono per sempre.
Un uomo di colore si presenta al nostro sportello. Era un uomo alto, di bell’aspetto, indossava un abito nero e una camicia bianca, quando l’ho visto ho immaginato che fosse uno di quegli addetti alla sicurezza che lavorano nei migliori negozi di via Montenapoleone. Mi son chiesta subito, come mai un uomo dall’aspetto benestante si fosse presentato allo sportello di “avvocato di strada” e ogni pensiero ha superato la fantasia.
Non sono stata io ad ascoltarlo, non ho seguito io il suo caso. Ma alla fine dello sportello non c’era più e mi son detta che probabilmente era andato via, perché con il suo stipendio avrebbe sicuramente potuto pagare un buon avvocato, lasciando spazio a chi ne aveva veramente bisogno.
Peccato che la sua storia era del tutto diversa da come l’avevo immaginata, e per fortuna ne sono venuta a conoscenza, perché forse questo evento è uno di quei casi che riescono così tanto a colpirti da non lasciarti parole ma solo tanta tristezza e qualche lacrima.
Qualche giorno dopo, parlando di tutte le nuove pratiche affrontate durante la settimana, uno dei coordinatori mi ha raccontato la sua storia.
L’uomo grande, alto, ben vestito che lavorava in via Montenapoleone era in realtà arrivato quello stesso giorno da Genova. Un amico gli aveva detto che a Milano c’erano gli “avvocati” che lo potevano aiutare, e ascoltare, fornendogli tutte le informazioni di cui aveva bisogno.
Quel signor K. ha indossato il miglior vestito che aveva, o probabilmente, vista la situazione, lo ha chiesto in prestito a qualche conoscente o amico, ed è arrivato da noi dopo un viaggio in treno di tre ore. La cosa più illogica è che la nostra stessa associazione è presente anche nel territorio di Genova, ma lui in Italia da poco, è venuto a Milano ascoltando il consiglio dell’amico.
Adesso vi chiederete cosa questa storia abbia di tanto rilevante da dover essere raccontata e vi rispondo che quel singolo caso è stato per me molto più importante di quanto possiate immaginare.
Nell’associazione “Avvocato di strada” ci insegnano quotidianamente ad accogliere e ascoltare chi diverso da noi per colore, cultura e stato sociale. Alcune volte però, come nel mio caso, si rischia di cadere nell’ inganno contrario dando per scontato i problemi di chi apparentemente è come noi.
Ci insegnano, sin da piccoli, a non giudicare un libro da una copertina, ma spesso, anche inconsapevolmente, ci lasciamo influenzare da stereotipi, che non ci permettono di annullare del tutto i nostri pregiudizi.
Probabilmente questo episodio mi ha dato la lezione più importante che potessi ricevere durante lo svolgimento del servizio civile: avere il coraggio di non giudicare un uomo da quello che indossa e dalle apparenze.
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