Cronache dal Real Albergo dei Poveri, sede di Avvocato di Strada Onlus – Napoli

Esistono persone che non esistono per lo Stato.

È il caso di A., settantacinque anni, cittadino italiano, la sua iscrizione anagrafica non è al momento attivabile. Non ha documenti identificativi, non vale testimoniare la sua conoscenza diretta, non serve autocertificare la propria identità. L’ufficio comunale non ha il potere di registrare la residenza a chi non risulta nei propri archivi, non avendo evidentemente partecipato nemmeno ai pubblici censimenti decennali. Gli istituti di carità si prendono da tempo cura del signor A. e gli hanno suggerito di richiedere, per la prima volta nella vita, un sussidio previdenziale. Condizione inderogabile per ottenere la pensione è l’iscrizione anagrafica presso i registri comunali. L’ultima iscrizione di A. risale al 1956 e negli archivi comunali non vi è traccia alcuna di documentazione che lo riguardi.

L’Ufficio anagrafe, pertanto, ha sospeso il procedimento di iscrizione anagrafica, chiedendo di avviare presso la polizia municipale un suo “foto segnalamento” (una sorta di identificazione da parte dell’Autorità di polizia).
Paradossalmente non è possibile (stando alle informazioni ricevute) recarsi direttamente presso l’ufficio di polizia municipale preposto, ma bisogna attendere l’intervento di una volante esterna che “incidentalmente” si imbatta nella persona priva di qualsivoglia documento.
Pur di aiutare il sig. A., dunque, si cercherà di fare in modo che si “imbatta” in una volante della Polizia Municipale.

Tuttavia ci si chiede che senso abbia una simile parodia burocratica.

Bisogna trovare delle soluzioni alternative, senza costringere le persone interessate e/o gli operatori sociali ad inventarsi delle “pezze a colori” pur di definire la procedura di iscrizione anagrafica.
Non poche persone quando perdono i propri cari perdono anche la propria residenza e, di seguito, i diritti inerenti il proprio status giuridico. In Campania numerosi nullatenenti faticano a trovare un proprietario di abitazione disposto a registrare a loro favore un contratto d’affitto o comodato d’uso. Per rivendicare i sussidi primari, vincolati alla dichiarazione di residenza, l’unica alternativa è figurare come senza dimora, anche in caso di ospitalità presso parenti e conoscenti o di una locazione non registrata. Le associazioni accreditate a relazionare lo status di senzatetto non possono diventare uno strumento di falsificazione della realtà sociale per andare incontro alle fondate rivendicazioni dei loro utenti.
Le stesse associazioni, per quanto loro possibile, cercano di compiere una vera e propria “istruttoria”, in ogni caso prevalentemente basata sulle dichiarazioni ed informazioni ricevute dagli utenti.

Urgono politiche pubbliche di sicurezza sociale in grado di raggiungere anche chi si trova bloccato nelle zone grigie dell’Amministrazione dei diritti di stato.