“Vedo un ragazzo. Un ragazzo del tutto simile a tutti quelli che si vedono ogni giorno in una Milano trafficata e caotica. Lo osservo per un minuto, chissà poi perché: uno zaino nero, proprio come il mio; una giacca pesante, forse troppo per un novembre tutto sommato mite; un libro in mano in una normale libreria. Mi accorgo di qualcosa di diverso: lo sguardo. Uno sguardo che fissa il vuoto, uno sguardo che nel vuoto si vuole nascondere, scomparire. Da lì, il mio di sguardo si posa sulle sue mani, rosse, rigide e screpolate dal freddo. Si posa sui suoi capelli non puliti ma dignitosamente sistemati. Si posa sui vestiti in cui piano piano iniziano a comparire macchie più o meno grandi. Si posa di nuovo sul suo zaino pieno e sul suo borsello dal quale escono fogli e documenti sparsi. L’associazione è subito spontanea. Forse un mese fa in quel ragazzo avrei visto un turista, uno studente, un pendolare, un operaio. Forse quel ragazzo é stato un turista, uno studente, un pendolare, un operaio. E forse lo è ancora, anche se la strada sembrava avergli tolto persino se stesso. Quello che provava e che sentiva dentro di sé in quel momento non lo saprò mai; quello che accadeva dentro di me, al contrario, si è dimostrato fin troppo chiaro: quello che fino a poco fa mi era invisibile iniziava ora a prendere forma fino ad arrivare ad urlare di fronte a me. Non so dove tu sia ora, vorrei solo che tu sapessi che ti vedo”.
Da un mese ho intrapreso il Servizio Civile Nazionale presso l’Associazione Avvocato di strada Onlus presso la sede di Milano.
L’Associazione fornisce assistenza e consulenza legale alle persone senza dimora al fine di tutelarne i diritti e promuove progetti di sensibilizzazione sociale.
Dopo una giornata di servizio, seduta in metro, mi sono ritrovata a riflettere su come la percezione di vedere le cose possa, in un attimo, totalmente cambiare.
Da quei pensieri sono uscite queste parole.
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