L’anno di servizio sta terminando, ma poiché non mi piacciono i saluti, al bilancio dell’anno preferisco il racconto dello “sportello legale itinerante”.
La strada per arrivare al “gran ghetto” di Rignano è una strada stretta, di campagna, generalmente ventilata; ti accorgi di esser quasi arrivata perché la strada diventa più dissestata e accidentata e perché cominci a vedere ragazzi in bici, auto o motorini che percorrono la stessa strada per tornare a casa o partire per la città…
La prima sensazione è che una sola strada colleghi Foggia al continente Africano…ragazzi nuovi che arrivano con i propri bagagli, ragazzi che tornano da lavoro con i propri zaini; chi è a casa saluta sempre in maniera cordiale, si ferma a chiederci come stiamo e come va, alla casa dei senegalesi ci offrono del thè e sempre qualche minuto di amichevole conversazione; le baracche sono tutte costruite minuziosamente, con grande attenzione ai dettagli…
Fare sportello legale ad agosto assume un altro valore e regala emozioni e sensazioni differenti: c’è un vento forte, coi miei pochi chili faccio fatica a camminare, c’è ancora il sole, il mercato e la solita musica in lontananza, pian piano i ragazzi cominciano a tornare dal lavoro nei campi, li guardo, uno, due, tre, quattro un numero superiore rispetto a quello che mi aspetto di vedere e mi assale una sensazione strana, sono stanchi, ma ci sorridono ugualmente, qualcuno mi riconosce anche se la mia sciarpa lascia scoperti solo gli occhi per evitare la grande quantità di polvere che il vento solleva, qualcuno mi ferma per dirmi che mi son dimenticata di lui da quando è passato in ufficio, qualcun altro mi ferma per parlare un po’…”mi sento meglio quando venite a trovarci” dice, mentre recupera dal sarto la tenda che ha portato a riparare.
Ci sono i ragazzi della radio e i volontari con la ciclo officina, i volontari a far lezione di italiano, e a giocare coi bimbi, c’è la voglia di ricominciare ogni giorno e la speranza di una vita migliore negli occhi di tutti quelli che chiedono aiuto, c’è il sorriso di chi è contento di rivederti per quella volta lì che lo hai aiutato e chiede a Dio di benedirti ogni giorno per averlo fatto, chi ti restituisce in qualche modo la fiducia che gli hai accordato e ti promette di tornare, chi ti ringrazia per averli sempre accolti col sorriso in ufficio e chi ti chiede di accomodarti in casa…perché in ufficio hai sempre chiesto loro se volessero sedersi…
In giro si dice e scrive tanto su questo “ghetto”, io posso solo dire di essermi sempre sentita accolta, che ci sono tanti ragazzi desiderosi di costruirsi un futuro e di sognare ancora e poi ci sono io che ogni volta che ci son andata ho fatto una macedonia di emozioni che mi han sfinita, ma che mi han fatto tornare a casa felice…
Gli arcobaleni più belli li ho visti dal “ghetto”…
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